La verità del teatro è il simbolo. Attraverso l'essenzialità della finzione si arriva alla realtà più sensibile e viva delle cose. Ecco perché, per parlare di Isis e di terrorismo non sono sempre necessarie solo lunghe teorie sociopolitiche e servizi shoccanti in tv, ma si riesce ad entrare appieno nell' intensità della questione assistendo ad un'ora e mezza di teatro, di vero teatro, spoglio di ogni artificio inutile e vivo della sua essenza più profonda: gli attori.
Ha debuttato al Teatro Libero in prima nazionale «Kobane», di Valerio Banfo, il vercellese classe 1975 drammaturgo, attore e pedagogo diplomato alla Paolo Grassi di Milano. Fino a oggi Kobane la città siriana, detta Stalingrado del Vicino Oriente per la sua strenua resistenza alle forze anche dell'Isis, è la protagonista ideale di uno spettacolo che si svolge tutto in Italia, tra le mura domestiche di una tradizionale famiglia borghese di oggi.
Corrado Accordino, attore sempre convincente, è un professore di Storia in pensione, famoso e stimato. Malato di Alzheimer, passa le giornate nella sua stanza, che crede essere una torre da cui controlla i confini, convinto che i Barbari stiano per arrivare. La moglie, Elena, Silvia Soncini, è una donna ancora molto bella, ma sfiorita negli ultimi anni a causa della malattia degenerativa del marito. E poi c'è Teo, Daniele Vagnozzi, il figlio più giovane, ribelle, problematico e che si scoprirà essere omosessuale. E ancora il vicino di casa, Vincenzo Zampa, un maresciallo dei carabinieri, che vive da solo dopo il divorzio dalla moglie avvenuto dieci anni prima. È segretamente innamorato di Elena, ma non ha mai osato confessarlo.
In questo contesto irrompe, o meglio ritorna, Marina Cardinali, che si fa chiamare Fatima da quando si è convertita all'Islam. L'azione si apre la mattina dopo l'improvviso rientro di Maria, mentre lei ancora dorme e il fratello torna a casa dopo una delle sue notti brave. Con questa tavolozza di colori e in una scena spoglia si dipingono le vite di ciascun protagonista, tra scelte assolute come quella di Maria-Fatima di abbracciare l'Isis e di programmare l'attentato di Berlino, o di resistenza coraggiosa come quella di Elena, che cerca di stare vicina al marito malato e capire i figli.
E poi c'è il percorso di Teo, che piano piano capisce se stesso anche grazie all'aiuto del maresciallo, e il professore, che pur nella sua malattia sembra a volte ancora più illuminato sulla comprensione profonda dei fatti.Per un finale che saprà sorprendere e non deludere su un lavoro di per sé convincente (Info: Teatro Libero, via Savona 10. Ore 21. www.teatrolibero.it, 02-8323126).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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