«C'è sempre tempo per costruire». La consigliera regionale Barbara Mazzali (nella foto) ieri si è laureata in Scienze dell'educazione a Roma, discutendo una tesi sulle comunità educative, tema di cui si è occupata anche come legislatore, artefice di una proposta che è stata approvata. «Vengo da quel mondo, ho fatto volontariato per 20 anni in quel mondo che cura disabilità o dipendenze».
Oggi lei vivrà il suo primo Consiglio regionale da capogruppo di quello che potrebbe essere il primo partito lombardo, FdI.
«Sì, intanto nazionale, il 25 settembre. La vivo come una responsabilità enorme. Abbiamo una leader donna, una coordinatrice regionale donna. Siamo una presenza molto forte».
La politica, passione antica?
«Sì, e faccio parte di quella schiera di politici che crede che la riprova sia il voto. La Regione è un banco di prova interessante».
È in campo anche alle Politiche.
«Nel plurinominale, collegio Como-Lecco-Sondrio, in un terzo posto che potrebbe essere interessante».
Potrebbe essere eletta?
«I numeri sono importanti. È difficile fare stime. Quel che è evidente è la altissima fiducia che Giorgia Meloni è riuscita a riscuotere nel popolo italiano».
Come se lo spiega?
«È il frutto di un grande lavoro. Ora c'è anche un'onda ma la crescita è stata molto graduale e ha consolidato un consenso, che non sarà fluido come in altri casi, ma radicato nei valori. Qualcuno sarà anche guidato dall'emozione o dall'umore, ma moltissimi provano autentica ammirazione per una donna che ha costruito tutto da sola».
Quali sono i «valori» per lei.
«Quelli della destra, con radici profonde. La prima legge che ho presentato come prima firmataria è proprio quella sulle comunità educative, le San Patrignano lombarde. Vedere le famiglia in crisi, fragili, che perdono i loro figli, questo per noi è un dramma».
Su questo sarà in sintonia con la vicepresidente Moratti?
«Sì, le assicuro che non è solo una benefattrice, si è sempre impegnata in prima persona, in modo generoso e umano. Ancora la vedi che si emoziona».
Di lei all'inizio si è parlato soprattutto per l'impegno sulla caccia.
«Mio padre aveva un'armeria, sono nata fra i cacciatori, i veri interpreti del territorio. Oggi c'è un delirio di specie invasive, che mettono in pericolo quelle autoctone. I cinghiali stanno devastando tutto in Lomellina, Oltrepo', Lodigiano. Abbiamo 45mila aziende agricole e moltissime dop e igp messe in pericolo. Con 5 milioni di capi di maiale, poi, se dovesse passare la pesta suina, diventeremmo subito zona rosa e non potrebbe uscire un solo capo. Sarebbe un vero disastro».
Se dovesse immaginare una misura del centrodestra su questo?
«Un serio controllo delle specie invasive. Abbiamo una legislazione fra le più rigide in Europa, e non utilizziamo le professionalità dei cacciatori, che potrebbero essere utilissime».
Il suo futuro?
«Farò quello che mi dice il partito. Questo è imprescindibile, poi se mi chiede cosa desideri, sceglierei di stare in Regione come punto di riferimento dei territorio».
Il centrodestra lombardo?
«Come il Veneto e altre, le regioni funzionano bene. Anche la nostra, con tutte le difficoltà che ha affrontato ne è uscita con carte in regola, ha stanziato somme importanti, oggi si pone il tema del caro energia, che preoccupa. Io credo che il centrodestra riproporrà al governo quello che gli riesce bene nelle regioni, con qualche sensibilità diversa che ci rende complementari. Quello che ci unisce è la visione del Paese».
Ma avete fatto scelte diverse sull'ultimo governo.
«Ci sono i momenti dei compromessi e Giorgia Meloni è poco incline al compromesso soprattutto se mette sul tavolo valori che per noi non sono negoziabili».
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