L'esempio dell'Esposizione per blindare le Olimpiadi

L'intesa con l'Ocse su legalità e sicurezza. Cantone: "Tutti ci chiedono controlli"

L'esempio dell'Esposizione per blindare le Olimpiadi

Non solo corruzione, ma anzi un modello di legalità da esportare in tutto il mondo. È l'Expo dopo la cura raccontata (con un po' di ottimismo) dal suo medico, che è il presidente dell'Associazione nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Planato a Milano per illustrare l'intesa con l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, istituto in prima fila nella lotta alla corruzione, Cantone spiega, come un papà orgoglioso, che da ogni dove, in Italia ma anche all'estero, gli chiedono la ricetta del «modello Expo». Ovvero della lotta contro la corruzione e contro la mafia combattuta a colpi di prevenzione e interdittive.

«Il nostro non è un controllo ex post , ma in progress » è la filosofia della vigilanza illustrata da Cantone. La ricetta è stata richiesta anche dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, in vista delle possibili Olimpiadi in Italia nel 2024 (l'incontro tra i due è avvenuto giovedì scorso). E una dichiarazione d'interesse è arrivata anche da Città del Messico, in previsione della costruzione dell'aeroporto internazionale.

Cantone ha rivelato che dopo i controlli Expo, numerose stazioni appaltanti hanno richiesto di poter utilizzare lo stesso modello. Quali? Lui non si sbilancia. A parte la Regione Lazio, che è un caso fin troppo noto, ragioni di riservatezza impediscono di fare nomi e cognomi. «Ma è difficile rilevare grandi stazioni appaltanti che non hanno chiesto un controllo dell'Anac, una vigilanza collaborativa. Il controllo tiene lontani i malintenzionati in partenza» sintetizza il presidente dell'Authority.

Naturalmente non sono tutte rose e fiori: la «dialettica» tra Anac e Expo è forte, così come le controversie in tribunale. E non sono mancati casi in cui il Tar ha dato ragione a imprese bloccate dalle interdittive antimafia. Quantifica l'ad di Expo spa, Giuseppe Sala: «Abbiamo contato 100 procedimenti vigilati da Anac con 250- 300 interdittive. Ma è stato un ottimo investimento, nonostante l'aggravio di tempi e di costi». È sempre più forte il desiderio di legalità e trasparenza, fondamentale per competere sul mercato globale, dove sono parametri economici essenziali.

Un giudizio positivo confermato dall'Ocse per bocca di Nicola Bonucci, responsabile Affari giuridici: «Non so se parlare proprio di modello, ma certamente Expo è una fonte di ispirazione». Chiosa: «Quel che noi chiediamo è smart regulation , ovvero un sistema di regole rapide». All'incontro nella sede Expo di via Rovello il prefetto, Paolo Tronca, entra nei dettagli operativi: analisi dei dati e incrocio delle banche dati insieme con continui accessi ai cantieri da parte di forze di polizia, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Infine ciò che ancora non va. Soprattutto la trasparenza di Open Expo, la parte del sito dedicata a rendere pubblici, e accessibili a tutti, gli atti relativi a Expo, fino al più piccolo subappalto, così da poter essere controllati e verificati.

Perché, come ricorda Bonucci e documenta il rapporto anticorruzione dell'Ocse del dicembre scorso, «la zona maggiormente a rischio non sono gli appalti, ma le varianti e i subappalti». E così massima trasparenza e verifica diretta dei cittadini e delle imprese (più o meno) interessati sono forme straordinarie di controllo.

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