"Chi vuol chiudere Milano, Ricciardi o il ministero?" È scontro sul lockdown

Il sindaco allontana l'eventualità del lockdown: "Guardo i dati: oggi noi abbiamo meno di 300 terapie intensive. Ne abbiamo avute 1700 nella primavera scorsa"

"Chi vuol chiudere Milano, Ricciardi o il ministero?" È scontro sul lockdown

Incombe l'incubo lockdown su Milano e Napoli, almeno secondo quanto paventato dal consulente del ministero della salute Walter Ricciardi. I sindaci delle due città si sono sentiti telefonicamente per confrontarsi sulla questione e poi hanno contattato direttamente il ministro Roberto Speranza per avere dei chiarimenti e comprendere se si tratti di una posizione ufficiale del dicastero da lui diretto o si sia trattato invece di una semplice esternazione a titolo personale del suo collaboratore.

È lo stesso Giuseppe Sala, sindaco di Milano, a spiegare durante una diretta social come sono andate le cose. "Stamattina ci siamo sentiti con il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, perché ieri il consulente del ministero della Salute, il professor Ricciardi, ha evocato un lockdown per Napoli e Milano", ha spiegato ai suoi follower il primo citttadino. "Ora, abbiam fatto una cosa molto semplice: abbiamo scritto al ministro per sapere se quella è un opinione del suo consulente o è un'opinione del ministero. E nel caso in cui fosse un'opinione del ministero se è basata su dati e informazioni che il ministero ha e invece noi non abbiamo".

La preoccupazione c'è tutta, e si legge tra le righe del discorso di Sala, il quale evidentemente non si aspettava di essere colto alla sprovvista con una dichiarazione del genere, senza essere direttamente coinvolto. "Dico questo perchè prepotentemente è tornato al centro della discussione il tema del lockdown. E io per quello che osservo ad oggi ritengo che il lockdown oggi sia una scelta sbagliata. Io ragiono con la testa e col cuore", ha aggiunto il sindaco, che poi ha gettato acqua sul fuoco, snocciolando dei dati che sembrano indicare in modo chiaro una situazione tutt'altro che drammatica, al contrario di quella vissuta durante la scorsa primavera. "Guardo i dati: oggi noi abbiamo meno di 300 terapie intensive. Ne abbiamo avute 1700 nella primavera scorsa. Ok, sono in crescita, ma stiamo facendo dei sacrifici e vediamo cosa succederà".

Il timore resta soprattutto per le condizioni degli anziani, per i quali sarebbe efffettivamente meglio restare a casa: "Guardate, è brutale, ma il 90% dei decessi riguarda gli over 70". Il comune di Milano e la regione Lombardia, dopo gli scontri registrati negli ultimi mesi, ora collaborano per gestire al meglio la situazione. "C'è il problema di creare spazi di ricovero per gli asintomatici e le quarantene, e stiamo lavorando con Ats e quindi con la Regione. C'è tempo per la polemica e c'è tempo per la collaborazione. Ma a questo punto io non credo che sia giusto fare un lockdown.

E lo dico vedendo che qui ci sono due partiti: c'è chi dice "chiudi tutto" e chi dice "non si può", aggiunge in conclusione il primo cittadino di Milano. "Noi siamo qui per assumerci le nostre responsabilità".

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