Stavolta non c'era neanche speranza. La Lombardia saluta la fascia gialla e da lunedì tornerà in arancione. Chiudono i pubblici esercizi e le scuole superiori.
Altri danni per settori dell'economia già devastati, disagi per tante famiglie. Ma i dati epidemiologici e sanitari, per il meccanismo messo in piedi dal governo, stavolta non lasciavano scampo. «Mi ha appena chiamato il ministro della Salute Roberto Speranza - ha detto ieri in serata il governatore lombardo Attilio Fontana - per comunicare che da lunedì 1 marzo, la Lombardia sarà in fascia arancione. Prendiamo atto della decisione - ha aggiunto il governatore - ma è arrivato il momento che i tecnici e gli scienziati studino e poi ci dicano in modo chiaro e definito come superare questo stillicidio settimanale attraverso regole stabili e sicure. Le informazioni scientifiche ormai ci sono. I cittadini e le imprese devono essere garantiti nella vita quotidiana con un orizzonte più lungo della verifica settimanale. Hanno necessità di programmare e avere maggiori certezze. Il nuovo Governo può dare un importante segnale di discontinuità su questo tema e - sono certo - avrà al suo fianco le Regioni».
Fontana ha dimostrato fin dall'inizio di non sottovalutare l'allarme sanitario. Ma ora ha ingaggiato una battaglia per rivedere il meccanismo dei parametri e delle fasce. «Ogni settimana da mesi ha aggiunto - il venerdì, tutte le Regioni e i cittadini del nostro Paese attendono il responso e l'ordinanza del ministero della salute, in un inevitabile quadro di oscillazioni di aperture e chiusure per le attività non solo economiche. Sono mesi che nell'interlocuzione con il Governo insisto su un punto: sappiamo molto bene quali sono i comportamenti non pericolosi e quelli compatibili con le diverse attività sociali ed economiche, a patto di seguire le regole che tutti ci siamo dati. Auspico quindi che si lavori su questo trovando un equilibro tra la necessità di garantire da un lato la sicurezza sanitaria e, dall'altro, la tenuta del sistema economico».
E i commercianti già fanno i conti di questo ulteriore colpo, l'ultimo di un calvario durato dodici mesi. Il ritorno in arancione, per Confcommercio, determinerà una perdita vicina ai 56 milioni a settimana per le 21 mila imprese della ristorazione. Rispetto alla zona gialla i ricavi settimanali di ristoranti, bar, gelaterie, mense e catering scendono da 132,5 a 77 milioni (-42%). «Il ritorno in zona arancione - afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - seppur comprensibile per la sicurezza sanitaria, ha un costo molto pesante per le migliaia di imprese colpite da questo nuovo lockdown e impossibilitate a lavorare. Non c'è altra strada, per sostenerle, che quella di indennizzi rapidi rapportati alle perdite effettive. L'alternativa, altrimenti, è quella di chiudere definitivamente».
Intanto, con questa novità che segnala un aggravarsi del quadro epidemiologico, Forza Italia torna alla carica e chiede che da lunedì Area C sia spenta.
«È incompatibile con la zona arancione - dice il capogruppo Fabrizio De Pasquale - una misura che spinge all'utilizzo del mezzo pubblico. Ancora una volta i provvedimenti di Sala non sono solo inutili e dannosi ma anche imprevidenti». «Sarebbe stato più saggio - dice il capogruppo azzurro - attendere la fine dell'emergenza».
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