Il piccolo Roumando G. O. - un bimbo di origine egiziana che avrebbe compiuto 5 anni a novembre - domenica l'hanno trovato solo verso le 22 e solo grazie all'aiuto delle torce. Il suo cadavere era tra le siepi che costeggiano il guard rail dell'ultimo tratto che da viale Famagosta porta a piazza Maggi, appena prima del sottopasso. Un rettilineo composto da due carreggiate unidirezionali (cioè a senso unico) ognuna con tre corsie. Un'autostrada insomma. Dove viaggiare a tutta velocità è un'abitudine consolidata. Poco lontano da lì, alle 19.15, la sua mamma - Magda Niazy, un'egiziana di 29 anni e incinta di sette mesi affaticata dalle borse di vestiti che portava in mano rese ancora più pesanti dalla gravidanza avanzata e dal bimbo, Roumando appunto, che teneva in braccio - stava cercando di attraversare la strada per raggiungere la loro casa, in via Isimbardi, nell'adiacente ma non vicinissimo quartiere Stadera.
Una mossa pericolosissima, quasi suicida quella di Magda. Innanzitutto se si considera che a una trentina di metri da lì c'è il sottopasso (troppo poco utilizzato, ndr) che porta in tutta sicurezza alla fermata del metrò di Famagosta, cioè proprio sul marciapiede opposto che la donna voleva raggiungere. E poi perché quella, come dicono tutti in zona, è una strada «infernale»: l'oscurità, la scarsa visibilità (causata l'altra sera anche dalla pioggia), le macchine lanciate nel sottopasso come missili, rendono la striscia rasoterra che separa le carreggiate - con il new jersey che fa da spartitraffico e la cuspide di metallo - uno spazio assolutamente improbabile per una sosta in attesa di raggiungere il marciapiede opposto. Così la Xsara Picasso guidata dallo studente 28enne Roberto Andrea L., che stava tornando a casa (abita in zona), ha investito madre e figlio quasi senza accorgersene, con lo spigolo anteriore sinistro della vettura. È stato un attimo: l'uomo ha avvertito un urto contro la carrozzeria, ma subito dopo è stato inghiottito dal tunnel del sottopasso. Intuendo però che era successo qualcosa, è tornato indietro. Ed è allora che ha visto di aver falciato la donna incinta, facendole fare un balzo di 25 metri in avanti.
Il piccolo Roumando no, non l'hanno notato nemmeno i soccorritori, nemmeno i vigili: il suo cadavere aveva fatto un volo che è quasi il doppio di quello della madre, un «salto» favorito dal fatto di trovarsi tra le sue braccia: 46 metri. C'è voluto papà Emad, 35 anni, l'aiuto cuoco marito di Magda giunto all'ospedale San Paolo a constatare la morte della moglie e del piccolo che portava in grembo (il bimbo, venuto alla luce con un parto cesareo al san Paolo, è nato morto, ndr), per scoprire che all'«appello» mancava anche il figlio di 4 anni della coppia. Da quel momento, da quando è stato ritrovato il cadavere di Roumando, oltre al povero padre, a non avere più pace c'è anche l'investitore: risultato negativo al test dell'alcol e della droga, lo studente è così choccato che, come Emad, resta ricoverato al san Paolo. È indagato per omicidio colposo plurimo e la sua vettura è sotto sequestro.
Troppo facile, quasi scontato sentenziare ora che su quella strada si deve far qualcosa per regolare la velocità. «Dalle nostre notizie, viale Famagosta è una delle vie dov'è prevista l'installazione di un autovelox» ha dichiarato ieri il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo durante un sopralluogo con la stampa sul luogo dell'incidente. Che, secondo il Codacons, dovrebbe aggiungersi ad altri 23 apparecchi dello stesso tipo da installare in città e autorizzati dalla prefettura fin dal 2003. Tuttavia la situazione in zona non è confortante.
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