
«Sono colpevole di quello che ho fatto»: Antonietta Biancaniello, 60 anni, fa dichiarazioni spontanee per quasi due ore. Tra mille divagazioni chiede scusa per l'italiano non impeccabile, a tratti si commuove. Descrive l'omicidio di Andrea La Rosa così come l'avrebbe commesso, nel disperato tentativo di prendersi tutta la colpa e di scagionare il figlio Raffaele Rullo, imputato con lei davanti alla Corte d'assise. Rullo si è sempre professato innocente. Secondo il pm Maura Ripamonti e l'aggiunto Eugenio Fusco, i due hanno ucciso nel novembre del 2017 l'ex calciatore del Brugherio ritrovato morto in un fusto riempito con acido nel bagagliaio della donna. Il movente: un debito di 38mila euro, dopo che i due avevano tentato invano di uccidere la moglie di Rullo per incassare la sua polizza sulla vita.
La mamma della vittima esce dall'aula. Antonietta Biancaniello siede davanti ai giudici, capelli corti, pantaloni e maglione nero. Fa un racconto che parte dagli anni '80 «per far capire perché mi sono trovata in questa situazione». Il matrimonio, l'arrivo a Milano, la nascita dei figli, dei nipotini, i problemi di salute del più grande, la malattia e la morte del marito. La vita di una famiglia media. Poi ricostruisce: «Quella sera ho visto mio figlio sotto il palazzo che discuteva con il signor La Rosa. Sono salita a casa e ho sentito l'auto di Raffaele che partiva. Sono ridiscesa con il cane». La Rosa l'avrebbe aggredita: «Mi minacciava, diceva so dove sei, dove vivono i tuoi nipoti. Gli ho risposto che la mia famiglia non si tocca. Signor giudice, se fosse stato lei a minacciare i miei cari avrei fatto lo stesso con lei». I due sarebbero entrati nella cantina della donna a Quarto Oggiaro. «Mi insultava, diceva voi donne siete tutte puttane. Ho fatto un'azione che non dovrei dire... Avevo chiesto a mio figlio di procurarmi quel bidone con l'acido per distruggere documenti e componenti elettronici. La Rosa si è accasciato, gli ho messo in testa un sacchetto dell'Esselunga e non si è più mosso. Dite che è impossibile che ho fatto tutto da sola? Trovate voi il modo in cui posso averlo fatto...». Continua l'imputata: «Dopo sono salita, ho preso il caffè e le sigarette. Ho detto ai cani di fare silenzio. Da sempre ci parlo con i cani.
Poi non ho fatto trapelare una virgola, non volevo che i miei familiari sapessero che la loro mamma è un'assassina. Forse per questo mio figlio non risponde alle mie lettere. Ce l'ha con me. Ai parenti di La Rosa non chiedo perdono, solo di essere capita».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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