“Esco adesso da un incontro con alcuni cittadini…”. Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Area Popolare, esponente del Nuovo Centrodestra, è capolista nel capoluogo lombardo di Milano Popolare, che sostiene il candidato a sindaco di centrodestra Stefano Parisi.
Sono vere le voci di divisioni interne all’Ncd? A quanto pare Milano Popolare sarebbe prodromica a una presa di distanza dalla linea del segretario Angelino Alfano…
“Una boutade. Io e Alfano concordiamo di essere promotori di una grande aggregazione di centro che vada oltre i confini di partito e si apra alla società. E che soprattutto costruisca un’alternativa seria al Pd di Matteo Renzi. Il governo ha fatto un lavoro legato a un’emergenza istituzionale ed economica. Finito questo lavoro, ognuno torni nella propria collocazione naturale. Da questo punto di vista Milano è un ottimo laboratorio”.
Esistono due Ncd, uno del Nord vicino alla Compagnia delle Opere, a Comunione e Liberazione e in generale all’impresa e uno del Sud fatto di notabilato locale e di pubblico impiego?
“Nella storia d’Italia non esiste una proposta politica che si possa affermare senza partire dal Nord, che è da sempre la locomotiva che traina il resto d’Italia affinché anche il Sud possa giocarsi le sue opportunità”.
L’agrigentino Alfano è d’accordo su questa lettura?
“L’amico Angelino condivide con me il senso unitario di questa proposta. E anche per questo voglio che a Milano vinca Stefano Parisi con tutto il centrodestra”.
Quando finirà il lavoro, quindi il governo?
“Certamente il referendum costituzionale di ottobre conclude il percorso delle riforme. Dopo è necessario che Ncd rifletta sul proprio percorso e sulle priorità dell’economia. E poi decida se restare o meno al governo”.
Il centrodestra oggi vede la leadership di Matteo Salvini. Non esattamente un moderato…
“Parisi è un candidato che rappresenta la sintesi delle diverse posizioni del centrodestra. Mi sono candidato capolista perché credo in questo progetto. Se a Milano vincerà Parisi, comanderà Parisi. A livello nazionale prendo in prestito le parole di Umberto Bossi: le leadership non si reclamano, ma si conquistano sul campo”.
Marchini a Roma, Parisi a Milano, Lettieri a Napoli: i politici di professione non vengono candidati dal centrodestra. Eppure lei era indicato da alcuni come un possibile candidato a sindaco di Milano. Troppo politico di professione?
“Beh, non ho fatto solo politica, ho aperto anche una mia società. A Milano ho fatto un passo indietro rispetto a un mio impegno in prima persona per costruire qualcosa di più grande, come mi hanno insegnato i miei genitori. Una rinunzia personale per un progetto solido”.
Lei vive nel quartiere in cui è nato, gli Olmi, zona periferica e popolare di Milano, va a messa nella parrocchia del quartiere, va a correre nel parco del quartiere… quanto conta un legame territoriale come questo anche nei momenti più difficili?
“A me l’obiezione di farmi vedere solo sotto elezioni non la possono fare! Certo quest’appartenenza territoriale è importante quando si accompagna alle ragioni per cui a un certo punto della vita si è cominciato a fare politica.
La rottamazione fine a se stessa è un errore assoluto, così come le ruspe o i vaffa”.Un colpo all’alleato di oggi, Matteo Renzi, e un colpo a quello (forse) di domani, Matteo Salvini. La campagna elettorale dell’ultimo democristiano va avanti…
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