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Milano, ecco com'è il Cie di via Corelli

Il centro per l'identificazione e l'espulsione degli immigrati è stato aperto alla stampa. Disperazione, rabbia, protesta: ecco cosa abbiamo trovato

Milano, ecco com'è il Cie di via Corelli

Nello stesso giorno in cui vengono processati e condannati - ma a pene più lievi di quelle chieste dalla Procura - gli immigrati clandestini che nel gennaio scorso diedero alle fiamme il Cie di via Corelli, lo stesso centro di accoglienza viene aperto, per la prima volta dopo molti anni, a una visita della stampa. É la prima traduzione in pratica della politica di trasparenza annunciata dal ministro dell' Interno Anna Maria Cancellieri, che appena insediatasi l'anno scorso promise di aprire le porte dei Cie ai rappresentanti dell'informazione. Nei Cie, come è noto, vengono rinchiusi per un massimo di diciotto mesi gli immigrati irregolari che non abbiano commesso reati in attesa di espulsione dall'Italia.

Tra annuncio del ministro e prima visita sono passati in realtà molti mesi, durante i quali in via Corelli si sono susseguite piccole e grandi rivolte. E oggi alla pattuglia di giornalisti che entrano nel Cie milanese si presenta una realtà tutt'altro che pacificata. Nel programma della visita guidata c'era l'accesso ai settori del centro dove sono custoditi i sessantaquattro stranieri ospitati attualmente dal Cie. Ma alla vista dei giornalisti dai settori si é scatenato un finimondo di urla, mentre gli ospiti picchiavano sulle sbarre e sulle porte di ferro. Disperazione, richiesta di attenzione, rabbia, protesta? Impossibile capire da cosa nascesse il putiferio, perchè ai cronisti non è stato consentito parlare con gli ospiti.

Anzi a quel punto i responsabili della struttura hanno deciso di non fare entrare i giornalisti nei settori per motivi di ordine pubblico. "E questo è solo un assaggio - diceva un funzionario - di quello che succederà stasera".

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