Le mani della 'ndrangheta sulla movida milanese: chiusi bar di corso Como

Revocata la licenza al Ballarò di piazza XXV Aprile angolo corso Como e al Gio e Cate di via Molino delle Armi

Le mani della 'ndrangheta sulla movida milanese: chiusi bar di corso Como

Milano sta diventando sempre più deserta. Chiudono uno dopo l'altro bar e ritoranti, da quelli lussuosi alle rosticcerie. Ma non è la crisi, che costringe i commercianti a serrare la saracinesca. La colpa è della 'ndragheta.

Dieci giorni fa, il lussuoso locale "sul tetto della città", Unco Milano, era stato chiuso, per infiltrazioni mafiose, da parte delle cosche calabresi. E ora tocca ad altre due attività. In via Mulino delle Armi, il Gio & Cate è abbandonato, senza nessun cartello che spieghi il motivo della repentina chiusura. È così anche per il Ballarò di piazz XXV Aprile, all'angolo con corso Como, la piccola rosticceria siciliana, che la sera stava aperta fino a tardi.

I due locali chiusi oggi sono uniti da un filo rosso, composto da una società e dai suoi tre azionisti. La società, come riporta il Corriere della Sera, è la Milano by night, proprietaria del Gio & Cate, i cui soci sono Aurelio Modaffari, Davide Lombardo e Francesco Palamara. Lombardo e Modaffari sono soci anche in un’altra società, la Gecos, che gestisce il Ballarò.

La Direzione investigativa antimafia ha iniziato ad indagare sugli affari dei tre soci, portando alla luce i legame tra questi e alcuni clan 'ndranghetisti. L'indagine è risultata possibile grazie a un protocollo, che Milano è la prima città ad applicare, che prevede la collaborazione tra Dda, Prefettura e Comune, nella verifica di attività private, identiche a quelle che si fanno sugli appalti. In caso emergano legami con le cosche, la Prefettura chiede al Comune di revocare la licenza al locale interessato.

Palamara, Modaffari e Lombardo non sono indagati, anche se esistono forti sospetti di legami con le associazioni mafiose calabresi.

Francesco Palamara, 34 anni, calabrese, era stato denunciato quattro anni fa, per favoreggiamento di un narcotrafficante, nipote del boss Giuseppe Morabito, detto Peppe 'u Tiradrittu, il numero uno della 'ndragheta.

Aurelio Modaffari, 47 anni, anche lui calabrese di origine, è vicino ad esponenti del clan Morabito e di altre cosche calabresi. Alla Dda risulta che Davide Lombardo, 43 anni, nato e cresciuto a Milano, abbia frequentato alcuni membri del clan Barbaro-Papalia, ai quali avrebbe elargito anche un prestito di 40mila euro.

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