Iacchetti: "Con il mio Non Libro comprerò ambulanze per la Croce Rossa"

Il volto di Striscia la Notizia: «In vendita la mia raccolta di pizzini per solidarietà»

Iacchetti: "Con il mio Non Libro comprerò ambulanze per la Croce Rossa"

Un anno vissuto poco e male, diciamolo. Un non anno. Ecco perché, forse, a spiegarlo ci prova Enzo Iacchetti, con un «Non Libro». Si intitola così la pubblicazione che l'attore e showman - volto storico di «Striscia la Notizia» ha deciso di vendere in prima persona in occasione dei suoi spettacoli («quelli che verranno, se sarà possibile, in questa estate»). Per aiutare la Croce Rossa Italiana. Ecco come.

Lei è l'Enzino nazionale: ci può spiegare come la sua idea può essere utile agli italiani?

«Io ci provo, e conto di riuscire nell'impresa. Con il ricavato di questo Non Libro, il cui prezzo può andare da ottanta centesimi a un milione di euro, dipende dall'offerta di chi lo comprerà dalle mie mani, confido di poter acquistare almeno un'ambulanza per la Croce Rossa Italiana. Le ambulanze costano parecchio, per chi non lo sa: centomila euro l'una».

In cosa consiste il Non Libro, e perché l'ha chiamato così?

«È il risultato di una raccolta di post it, pizzini che lasciavo in giro per casa mia, nel periodo più brutto della pandemia, durante il lockdown dell'anno scorso. Me ne stavo in isolamento, tra le mie quattro mura, in compagnia del mio cagnolino Lucino».

Lo conosciamo bene, ex star di Striscia e suo partner indivisibile.

«Ecco, con lui chiacchieravo e riflettevo. Dopo qualche settimana in isolamento, è successo che Lucino ha cominciato a rispondermi».

Facciamo finta di crederci: che le diceva?

«Mi faceva pensare. Ad esempio mi diceva: possibile che il professor Sabin, quando realizzò il vaccino per la poliomelite lo diede gratis all'umanità, e ora queste case farmaceutiche si fanno una guerra silenziosa e strategica per accaparrarsi aree da vaccinare?».

In attesa del Nobel per Lucino, quali altri riflessioni facevate?

«Una serie di pensieri tra l'ironico e il deluso, e anche un po' di rabbia: per i ritardi e gli inciampi di chi reggeva le sorti del Paese. E siccome non c'era un filo conduttore preciso, li ho raccolti in un Non Libro, perché non c'è un vero e proprio racconto».

Tornerà in scena? Quando?

«Questa estate, se sarà possibile. A maggio a Roma un incontro con qualche boss della Croce Rossa Italiana: l'idea è di fare spettacoli in città che hanno sedi della Cri, vendere il Non Libro e guadagnare qualcosa per loro».

Da dove le nasce l'idea?

«Abito vicino a un ospedale. In quei giorni terribili della primavera 2020 sentivo, incessanti, le sirene delle ambulanze. Anche la notte. Quel suono non lo dimentico».

I teatri riaprono: è ottimista per una vera ripartenza?

«Staremo a vedere. Io non sono un ottimista per natura, quindi dico che per due anni andremo a singhiozzo, quando si potrà. I teatri stabili e sovvenzionati hanno i soldi, ma quelli piccoli?».

Lei quelli piccoli li ha

sempre aiutati, lo dice la sua storia: pensiamo al Delfino di Milano.

«Dobbiamo pensare che la cultura e la bellezza, artistica e naturale, sono stati dei fantastici doni che il Padre Terno ha dato alla nostra Italia».

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