Compie quarant'anni di attività il Centro Cardiologico Monzino, nato dalla generosità e dalla visione filantropica del suo fondatore e arrivato ora sul podio dei migliori centri al mondo per le cure cardiologiche. Così si appresta a festeggiare l'anniversario in grande con la ristrutturazione del corpo centrale e un nuovo blocco, il«Monzino 3». Si tratterà di un nuovo edificio con 5 piani fuori terra per ampliare e razionalizzare gli spazi esistenti, grazie a un investimento pari a 17,5 milioni di euro in 6 anni. Allo stesso tempo, dal punto di vista organizzativo saranno potenziati i servizi di telemedicina e sarà accelerato il progetto «Monzino Digital».
«Nel dicembre 1981, il Monzino, nato da un'intuizione del professor Cesare Bartorelli e dalla generosità del Cavaliere del Lavoro Italo Monzino - racconta il presidente Carlo Buora (nella foto) - apriva le porte ai primi pazienti, iniziando così un percorso virtuoso che, in quattro decenni, lo ha portato a divenire uno dei migliori esempi di sanità sia in Italia che nel mondo. In questo percorso non ha mai tradito la sua identità di ospedale nato per la povera gente, come lo definiva Monzino, con uno speciale spirito di accoglienza del malato, ispirato dal senso profondo di responsabilità sociale dei fondatori». «Oggi il Monzino è il primo ospedale italiano e tra i migliori al mondo in cardiologia nella classifica World's Best Specialized Hospitals 2021, stilata da Newsweek - ricorda l'ad Mauro Melis-. A livello nazionale, secondo i dati di Regione Lombardia, negli ultimi quattro anni si è collocato stabilmente tra i primi tre maggiori player nelle principali tipologie di interventi dell'area cardiovascolare: valvole cardiache, angioplastica, ablazione e riparazione dei difetti dei setti cardiaci e impianto di cardioverter/pacemaker. Inoltre, secondo il Programma Nazionale Esiti di Agenas, il Monzino da anni è il miglior centro italiano per le angioplastiche coronariche, con 2.403 procedure eseguite nel 2019».
Il Monzino rimane comunque l'«Ospedale del Cuore di Milano» e della Lombardia come confermano i dati: l'80 per cento dei pazienti proviene dalla nostra regione. Una percentuale schizzata a oltre il 90 per cento durante l'epoca del Covid, data la funzione di principale hub cardiologico regionale che l'ospedale ha assunto durante la pandemia.
«Nel suo ruolo di hub, il Monzino ha confermato la sua importanza strategica per la sanità regionale- conclude Melis- è stato fondamentale nel fronteggiare l'emergenza e ha instaurato collaborazioni, che ancora perdurano, con centri spoke pubblici e privati. Parallelamente, neanche durante il Covid, si è fermato l'ampliamento del parco tecnologico che ha reso, negli anni, l'attuale Dipartimento di Imaging uno dei più avanzati in Europa».
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