Doppio ricorso per la moschea di Milano. I musulmani del Caim rompono ogni indugio e decidono di far valere le loro ragioni davanti ai giudici. Da un lato ricorrono al Tar contro il Comune, dall'altro intendono arrivare ai giudici costituzionali contro la legge regionale. E intanto sul piano politico sfidano il sindaco e lo invitano a scegliere da che parte stare: «Impugniamo insieme la nuova legge». «Deve essere abbattuta» spiega il leader del Caim Davide Piccardo, che ritiene la legge «anti-moschee» del Pirellone «discriminatoria e liberticida».
La vicenda inizia a farsi complessa ma il punto è questo: il Comune negli anni scorsi ha messo in campo un bando per assegnare tre aree, due delle quali destinate a ospitare una moschea (in via Esterle e in via Lampugnano). Quel bando è stato revocato a luglio dalla nuova giunta. Una settimana dopo il giuramento da sindaco, come primo atto Beppe Sala ha revocato il piano di Giuliano Pisapia, scegliendo un percorso diverso. Avendo verificato che i ricorsi incrociati avevano paralizzato il piano, ma anche le perplessità politiche sollevate anche a sinistra, il Comune ha deciso di mollare il bando seguendo la strada tracciata dalla legge regionale anti-moschee (una variante urbanistica che individui le aree con destinazione luoghi di culto). Percorso lungo e appena iniziato con le 23 manifestazioni di interesse pervenute al Comune solo pochi giorni fa.
Intanto, però, i virtuali assegnatari di una di quelle aree messe a bando (via Esterle), la Bangladesh Cultural & Welfare Association di via Cavalcanti, hanno deciso di provare a far valere quella vecchia graduatoria. Quindi, appoggiati dal Caim di cui fanno parte, hanno impugnato davanti al Tar la delibera con cui il Comune ha formalizzato la revoca del bando targato Pisapia. La tesi è che il Comune potesse far salve le assegnazioni del bando per poi procedere con l'individuazione delle aree destinate a moschee inserendo nel Pgt via Esterle e Lampugnano.
Questo è solo uno dei fronti legali. L'altro riguarda la legge regionale. Il Caim la ritiene «palesemente incostituzionale» e vorrebbe che la Consulta la dichiarasse tale. Non potendola impugnare direttamente davanti alla Corte, chiederà al giudice amministrativo, il Tar, di sollevare la questione di costituzionalità. E qui si innesta la sfida più politica che il Caim lancia al sindaco: «Ci aspettiamo che il Comune ci affianchi» - hanno detto auspicando un ricorso congiunto contro la legge regionale: «Abbiamo speso dei soldi per il progetto - hanno sottolineato - ma abbiamo deciso di non mettere l'accento su questo».
E il Comune cosa farà? Il candidato sindaco del ecntrodestra, Stefano Parisi, ha le idee chiare: «Il Comune deve uscire da questa situazione di ambiguità e aspettare prima di fare qualsiasi altra cosa che ci sia una legge nazionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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