La MusicAeterna di Currentzis

Il direttore «controcorrente» ospite della Filarmonica

La MusicAeterna di Currentzis

Nato ad Atene, sull'onde del greco Mar, il direttore d'orchestra Teodor Currentzis (1972), raggiunti i vent'anni seguì le ragioni dell'arte migrando prima a San Pietroburgo, per studiare con Ilya Musin (il maestro di Valery Gergiev), quindi in Siberia.

Qui creò un complesso vocale e strumentale a sua misura e somiglianza: MusicAeterna. Da sette anni sta a un soffio dagli Urali, a Perm, e con i suoi musicisti vive nel più puro spirito di una comune, in un luogo remoto del mondo, oltre che fra i meno opportuni per chi è spesso in tournée. Oggi Currentzis sarà alla Scala (ore 20) con la sua orchestra-laboratorio, ospite della Filarmonica. È MusicAeterna: un nome, un programma. Anarchico, controcorrente, in altalena fra il maledettissimo di Baudelaire e il misticismo di Scriabin, Currentzis trascina i suoi in una missione: recuperare la trascendenza, la purezza assoluta dell'arte.

Operazioni e slogan che ne fanno per taluni un artista adorato, il santone che lenisce le ferite del mondo musicale, mentre per altri un gran furbacchione. Una cosa è certa. Impossibile rimanere indifferenti di fronte a quest'uomo che con il suo furore rivoluzionario è riuscito a incantare pure la borghese Salisburgo, la città del Festival dei festival. È invece un debutto quello di lunedì per la Filarmonica. Si presenta con l'ouverture delle Nozze di Figaro di Mozart, mentre di Beethoven propone il Terzo concerto per pianoforte, solista Alexander Melnikov, e la Settima Sinfonia. Melnikov suonerà un fortepiano, così come sono antichi gli strumenti dell'intero ensemble. Torniamo al suggestivo discorso della comune.

Perché i componenti di MusiAeterna non vivono sotto lo stesso tetto, ma per il resto condividono ciò che conta: il Currentzis-pensiero. Coesi nel coltivare l'autenticità e la verità dei compositori, o almeno così auspicano. Perché «la musica non è semplicemente un modo per riempire gli spazi della mia vita. È esattamente l'opposto: la mia vita è al servizio degli spazi che creo in musica», ha dichiarato giorni fa a un giornale olandese.

Uno così non può che attaccare - in questo momento storco il gioco è facile - il nuovo mondo forgiato fra Palo Alto, Seattle, Tel Aviv o Bangalore ovvero l'hi-tech: reo di levare magia (oltre che dati sensibili) alla quotidianità.

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