Nel suq gestito dagli immigrati in vendita donazioni della Onlus

Un mercato nero a cielo aperto gestito da migranti e nomadi. A pochi passi dalla Bocconi la solidarietà diventa un racket

Nel suq gestito dagli immigrati in vendita donazioni della Onlus

Un suq abusivo gestito da stranieri e nomadi a pochi metri dall’Università Bocconi, tra viale Castelbarco e viale Toscana, a Milano. Lì dove sorgeva l’ex centrale del latte oggi si contratta, si vende e si compra di tutto: dai biscotti fino al pesce, passando per vestiti, scarpe, pentole e piccoli elettrodomestici. (Clicca qui per il video)

Viaggio tra gli abusivi

Questo mercato nero a cielo aperto, esteso su due corsie, sfrutta la solidarietà di Pane Quotidiano Onlus, organizzazione laica, apolitica e apartitica che assicura ogni giorno, gratuitamente, cibo alle fasce più povere della popolazione. Fuori dalla sede, poco distante dalla piazza Affari abusiva, ci accoglie Jean-Pierre Bichard, segretario dell’associazione. Alle sue spalle l’ingresso è affollato da una lunga coda di persone: "Qui è un condensato di umanità - ammette desolato -. Cerchiamo di fare il possibile per aiutare i bisognosi". Uno sforzo che non vede pausa da quando la no-profit è stata fondata 120 anni fa. "Ogni giorno riceviamo grandi quantità di alimenti. Oggi distribuiamo frutta, verdura, dolci, caffè solubile, yogurt e anche del preparato per la pizza", afferma indicando una lavagna con l’ordine del giorno.

Una solidarietà sulla quale qualcuno ha pensato bene di guadagnarci. Trasformando le donazioni della Onlus in un vero e proprio business. Il racket è in mano a una quindicina di immigrati e nomadi che convertono le pensiline dell’Atm in vere e proprie bancarelle. "Fuori dalla sede barattano o cercano di rivendere i nostri prodotti - ci spiega Bischard mentre i suoi volontari lavorano senza sosta -. Ogni giorno è un lotta per allontanarli ma da soli possiamo fare poco". Decidiamo di fare un giro nei paraggi e raggiungiamo una delle tante venditrici abusive, una donna musulmana che smercia il cibo appena ricevuto in dono. Le chiediamo cosa vende e lo sguardo cade immediatamente sui numerosi sacchi della spesa che custodisce intorno a sé. "Biscotti, yogurt, pomodori, tortellini e lasagne". Un vero bottino da queste parti. Domandiamo se li abbia presi al Pane Quotidiano. Lei annuisce e lancia la sua offerta: "Tre confezioni di yogurt a due euro". Scegliamo di comprare un chilo di tarallucci a un solo euro. Gli stessi distribuiti pochi minuti prima dalla no-profit. Non un caso. La conferma ci arriva da una seconda donna velata con un grosso carrello della spesa che ci elenca i suoi prodotti. "Uova, albicocche, merendine e anche pizza". Da lei acquistiamo del prosciutto dalla dubbia freschezza e alcuni dolcetti.

L’affare viene certificato da una signora anziana che ci confessa: "Spesso compro la merenda per mio nipote. La pago 50 centesimi, al supermercato il doppio". I prezzi però variano da venditore a venditore. Ognuno fa la sua offerta: si va da pochi centesimi ai due euro per i prodotti freschi. Le contrattazioni proseguono, scandite dal viavai del traffico meneghino, quando ci accorgiamo dei molti italiani costretti ad acquistare dagli abusivi. "Non abbiamo statistiche precise - fa sapere Pane Quotidiano - ma circa il 40% di chi viene da noi è italiano. Perlopiù sono anziani che non arrivano a fine mese". È il caso di Maria (nome di fantasia, ndr) una signora italiana in attesa dell’autobus: "Ho comprato qui qualche volta, i prezzi sono bassi e vantaggiosi per chi come me ha la pensione minima". Le fa eco un signore sulla settantina: "Nei momenti di difficoltà ci si adegua", ammette con un velo di amarezza. La stessa che ci coglie tra le bancarelle improvvisate. Notiamo come il mercato nero arricchisca personaggi che non perdono un secondo per estorcere soldi agli sfortunati, arrivati in ritardo alla distribuzione alimentare.

L’associazione si ritrova così a combattere una battaglia su più fronti: aiutare i poveri e fermare l’attività illecita. I volontari sono costretti a sorvegliare l’ingresso. E un grosso cartello capeggia sul portone: “Le persone trovate a mercanteggiare i nostri prodotti verranno allontanate dai nostri centri”. Ma il mercato nero non teme minacce. È instancabile e organizzato.

"Gli abusivi - spiega Claudio Falavigna, coordinatore dei volontari -fanno di tutto per ottenere più razioni e rivenderle: si cambiano i vestiti, i cappelli e arrivano persino a scambiarsi i bambini". (Clicca qui per il video)

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