Nell'ex Manchester d'Italia tra mostre d'arte e scampi

Vale la pena riscoprire la città insubre che, dopo i fasti industriali, oggi offre attrattive culturali e culinarie

Ci sono luoghi, anche vicini a noi, di cui ignoriamo la storia e le risorse umane. Intendo quanto gli esseri umani hanno costruito, nel passato, e costruiscono nel presente, per il bene comune. Anche in quello del palato. Gallarate, chi la conosce? In profondità, diciamo. Se ci siete già stati, facciamo un ripasso. Altrimenti seguiteci e non ve ne pentirete. Fino agli anni '60 era chiamata la «Manchester d'Italia» per la concentrazione di alcune grandi industrie. Ora resistono piccole e medie presenze in settori come l'oreficeria, la pelletteria, il ricamo, la confezione. Del passato industriale abbiamo traccia, oltre che nelle aziende ancora in attività, nei capannoni in stile liberty, ormai abbandonati o riconvertiti, e in numerose ciminiere. La chiamavano anche «La città delle cento ciminiere». A proposito di soprannomi, per la loro passione per il volo, già dai tempi delle mongolfiere, gli abitanti di Gallarate diventarono «brusabalun». Poi arrivarono in zona i pionieri dell'industria aeronautica, l'ingegner Gianni Caproni con i grandi piloti dell'epoca, Francesco Baracca su tutti.

Prima tappa alla storica pasticceria Oreste Bianchi, la più antica della città. Il signor Oreste la aprì nel 1934.

Facciamo colazione, assaggiamo le torte e acquistiamo gli amaretti di Gallarate preparati secondo l'antica ricetta, croccanti fuori, morbidi dentro. Vivace questa città, lo conferma il Maga, Museo Arte Gallarate, (aperto nel 1966), con le sue 5.500 opere, di ogni arte, dalla pittura al design. Tra i maestri: Carrà, Sironi, Fontana, Vedova, Guttuso.

Un giorno racconteremo diffusamente della grande cucina di pesce della provincia lombarda, per adesso ci fermiamo alla Pescheria-Bistrot dell'allenatore del Milan Gennaro Gattuso e del suo socio Andrea Bianchi: pesce da acquistare al banco o da provare nel bistrot annesso: dal fritto misto ai maccheroncini con sarde, finocchietto e mollica di pane tostato. I due hanno anche la Posteria San Rocco.

La Posteria in dialetto milanese, ma più in generale in lombardo, era il negozio in cui si vendevano generi alimentari. Ora è un ristorante, di pesce (ovviamente) ma non solo. Ai fornelli ritroviamo Maura Gosio con il marito Andrea Corradi in sala e cantina. Sono tornati in Lombardia dopo l'esperienza a Courmayeur: bruschetta di pane nero, astice alla catalana e la sua maionese; tagliolini alla farina di castagne mantecati al burro salato e caviale Calvisius.

Interessante una visita al ristorante Saperi e Sapori dell'Istituto Alberghiero Falcone di Gallarate, dove la cucina dei ragazzi della scuola ha un ottimo rapporto qualità-prezzo: pasta patate e cozze; bocconcini croccanti agli spinaci formaggio affumicato e mela. Girovagando, ecco a poca distanza l'una dall'altra, la Chiesa di San Pietro e la Crocetta, nota con il nome di «Cruzeta». Il valore artistico di questa colonna, posta su un piedistallo e sormontata dalla Vergine del Pilar sovrastata da una Croce in ferro, è modesto. Però grande è l'affetto popolare per la «Cruzeta», fatta edificare nel 1694, da Cesare Visconti, conte di Gallarate sotto alla dominazione spagnola.

Prima del gran finale, una pizza (fiordilatte, acciughe, capperi in fiore, burrata) al Basilico Bianco di Gianfranco e Andrea Canziani ci accompagna alla Madonna di Campagna. La peste del 1630 incombeva e gli abitanti del borgo fecero un voto: un solenne pellegrinaggio per la liberazione dal morbo. Questo avvenne e così, dall'anno successivo, ogni 21 novembre, si svolge la festa votiva della Presentazione, la «Rama di Pomm», con l'offerta della cera al Santuario da parte delle autorità civiche. La tradizione prevede la vendita, sul sagrato della chiesa, delle mele, «i pomm», infilzate nei rami spinosi di «gleditsia», l'albero di Giuda.

Eccoci dunque, prima di ripartire, ai fuochi d'artificio al ristorante di Ilario Vinciguerra, cuoco partenopeo esploso all'antica trattoria Monte Costone, poco più in su di qua, per poi trovare in questa bella villa il suo approdo definitivo.

Una cucina creativa ma con sapori mediterranei: «Profumo», tartare di gamberi rossi e gin tonic; linguine «contrast», con buccia di limone nella pasta; «Risolio, allo zafferano con riduzione di salsa genovese, oro di Napoli, dolce sotto tutti i punti di vista. E allora buon weekend e buona Gallarate a tutti.

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