No al cognome della bisnonna: «Sforza? Troppo famoso»

L'importanza di chiamarsi «Sforza». Troppa importanza. Ed è per questo che al signor Alessio Ugenti è stato proibito di aggiungere al proprio congnome quello della bisnonna, che all'anagrafe faceva proprio «Sforza». L'aveva chiesto per «ragioni di affetto verso gli antenati». Macché. Gliel'ha vietato prima il ministero dell'Interno, poi il tribunale amministrativo a cui l'uomo aveva presentato ricorso contro la decisione del Viminale. Morale, il signor Alessio dovrà accontentarsi di un meno nobile - ancorché rispettabilissimo - «Ugenti». E stop.
Il Motivo? Lo spiegano i giudicidi via Corridoni nella sentenza depositata in questi giorni. Il rischio - si legge - è che «l'uso autorizzato dell'illustre cognome “Sforza” avrebbe potuto indurre chiunque in errore circa l'effettiva discendenza del signor Alessio Ugenti, ciò concretando la potenziale percezione di non spettanti vantaggi». Insomma, chiamarsi «Sforza» a Milano fa sempre un certo effetto.

E siccome il signor Ugenti è nato proprio a Milano e vive nell'hinterland, «risulta evidente il rischio di confusione con la famiglia Sforza: cognome che evoca Francesco, duca di Milano, sposato con Bianca Maria Visconti, da cui nacque Galezzo Maria, anch'egli duca di Milano, il quale, dall'unione con Bona di Savoia generò Gian Galeazzo Maria, ma anche la figlia illegittima Caterina, madre del condottiero rinascimentale Giovanni di Giovanni delle Bande Nere». Insomma, un nome così non è da tutti. E non lo è per il signor Alessio. Alla faccia della bisnonna.

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