Nouvelle vague alla Cineteca con 16 film di Chabrol

È una nouvelle vague che ha superato se stessa. Un maestro del cinema francese che ha avuto il privilegio di regalare alla corrente di Truffaut e Bazin il primo film ufficialmente catalogabile in questa «nuova ondata» che si proponeva di fare a pezzi i canoni tradizionali fino ad allora in voga sia nella tecnica di regia, sia soprattutto negli argomenti. Le beau Serge nel '58 ha aperto la strada a quei capolavori che negli anni seguenti avrebbero consolidato l'affermazione dei giovani e ambiziosi autori di un cambiamento radicale nel modo di fare film. I 400 colpi e Fino all'ultimo respiro rispettivamente del '59 e del 60 di Truffaut e Godard avrebbero seguito la pellicola di Claude Chabrol al quale la Cineteca dedica una rassegna al via oggi.

Si parte da un'opera relativamente recente - risale al 2000 - considerata una perfetta sintesi dei presupposti sui quali è nata la «politica degli autori» e la «camera-stilo», ovvero quella macchina da presa che nelle teorie di Truffaut, Godard, Chabrol e dei ragazzi dei Cahiers du cinema dovevano rappresentare il nuovo modo di realizzare film. Grazie per la cioccolata apre dunque oggi alle 17 la retrospettiva che comprende l'opera capostipite della Nouvelle vague, in programma domani alle 21.15. Sedici lungometraggi proposti fino al 30 ottobre, tra i quali rientrano tutti i titoli più celebrati. Da Madame Bovary a La commedia del potere. Da A doppia mandata a Le donne facili. Da Betty a Bellamy passando per Un affare di donne, Les cousins, Rien ne va plus e Stephane, una moglie infedele. Il programma completo con date e orari delle proiezioni - biglietto a 7,50 euro - sono disponibili sul sito della Cineteca (www.cinetecamilano.it/rassegna/claude-chabrol).

Fin dagli esordi di Le beau Serge furono però chiarissime le linee dell'estetica di Chabrol che in Grazie per la cioccolata di oltre 40 anni dopo si mostra sempre attento allo studio e all'introspezione psicologica dei personaggi - protagonisti, ma anche comprimari - e dei loro rapporti con un contesto sociale, accuratamente individuato nella provincia dove una

borghesia insoddisfatta e moralmente ambigua è al centro della scena. Un film che sfiora il giallo ma ne supera le caratteristiche del genere, come è costume di Chabrol che lo trasforma in un'occasione di riflessione.

SteG

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