Quasi ottantamila persone (o famiglie) intrappolate nella povertà, ventimila commercianti e artigiani che si sono sovra indebitati e rischiano di chiudere bottega o di mettersi in mano agli usurai, un'esplosione dei casi di disagio psichico tra i giovani, tanto che i consultori cattolici non riescono a seguire tutte le richieste di sostegno, devono dare appuntamenti a distanza di mesi. É il quadro allarmante che emerge dal report sugli effetti del Coronavirus in Lombardia, il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti lo ha consegnato ieri nelle mani dell'arcivescovo Mario Delpini durante la messa celebrata in Duomo per i 50 anni della Caritas. L'indagine ha preso in esame la prima fase del lockdown più duro, da marzo a maggio 2020, quella della lenta ripresa tra giugno e agosto e quella che si può definire attuale, gli effetti del secondo lockdown tra settembre e marzo. E in questa terza fase le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas delle 10 diocesi lombarde sono state 78.882, un numero leggermente superiore alle 77mila di inizio pandemia. I nuovi poveri, ossia coloro che si sono rivolti per la prima volta al sistema di aiuti, sono stati 10.254, il 13% del totale. Nella fase più acuta erano il 36% (27.720 soggetti o famiglie), ma se il totale delle richieste non è calato ma anzi è salito vicino a quota 80mila significa che a causa del Covid chi è piombato nella crisi (circa 40mila da inizio pandemia) ci è rimasto intrappolato. Il monitoraggio conferma il triste primato del settore ristorazione, indicato come il più penalizzato dalla crisi, seguito da esercizi commerciali, turismo e fitness. «La preoccupazione maggiore - ammette Gualzetti - è di doverci occupare di tutte le persone che durante la prima ondata hanno avuto grosse conseguenze sociali di disoccupazione e impoverimento e non ce l'hanno fatta a rientrare durante la ripresa nel secondo lockdown, più di 10mila persone si sono affacciate per la prima volta alla Caritas, sono aumentati i poveri soprattutto precari, donne, e colpisce che molti ragazzi in seguito alla didattica a distanza stiano subendo conseguenze pesanti dal punto di vista della solitudine e della sofferenza psichica». Ripete che molti «si sono indebitati per restare a galle e se non riparte il lavoro non hanno le risorse per restituire i fondi, rischiano di perdere anche la casa, le aste giudiziarie proseguono. E la criminalità organizzata ormai è abituata ad andare dove ci sono i soldi, in Lombardia ci sono sempre stati e presto ne arriveranno tanti sia per le misure previste che per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono attrezzati con studi e professionisti, non usano la lupara ma le competenze per accedervi e offrono un welfare criminale, aiutano le persone in difficoltà con aiuti che diventano usuranti».
Il presidente di Confommercio Carlo Sangalli, presente alla cerimonia, conosce bene lo stato di sofferenza delle imprese, «ora la zona bianca va difesa a tutti i costi quindi la vaccinazione è fondamentale - afferma -.
E facciamo in modo che i contributi che arriveranno attraverso il Pnnr consentano di eliminare l'eccesso di burocrazia e di carico fiscale e il deficit di legalità e infrastrutture». É «necessario - aggiunge - continuare con i sostegni immediati soprattutto alle imprese più penalizzate dal lockdown».
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