Pasqua tra luoghi sacri preziose reliquie Via Crucis e riti antichi

Il Sacro Chiodo posto nella Nivola in Duomo i Vasi Sacri a Mantova con il sangue di Cristo

Pasqua tra luoghi sacri preziose reliquie Via Crucis e riti antichi

Elena Fontanella

La Pasqua nasconde un rituale complesso che, passando per i giorni delle lacrime, del dolore e della morte, ci conduce al trionfo della resurrezione e della vita. La cultura materiale rivive questa esperienza come un grande rito di attesa, grazie alla trasformazione del più piccolo spazio del sacro nelle immagini speculari delle tracce fisiche di Cristo raccontate dai Vangeli. Dopo sacre rappresentazioni, elaborate macchine processionali e particolari viae crucis, nella domenica di Resurrezione tutte le chiese diventano, per chi vi si addentra consapevole, piccoli percorsi iniziatici di rinascita individuale nella fede e l'altare si trasforma nella pietra del sepolcro da cui rinasce ogni speranza. Se tra i tanti modelli imitativi, vogliamo rifarci a quello lombardo, basta andare con la mente al 1100 quando l'arcivescovo Anselmo IV da Bovisio, animatore della Crociata lombarda, modificò la dedicazione della chiesa della Santa Trinità a Milano con quella di Anastasi, nota come San Sepolcro, garantendo una serie di indulgenze a chi vi entrava e accostando le virtù del luogo a quelle di un pellegrinaggio gerosolimitano, che Dante chiamava «palmiere».

Questo viaggio simbolico, seppur insidiato da una modernità che ne diluisce l'interpretazione, ci conduce a Gerusalemme in quei particolari giorni della sofferenza e di morte di Cristo, permettendoci di entrare in quei precisi luoghi, di toccare, di vedere, di credere. In tal senso, alla partecipazione al rito e all'identificazione dei luoghi santi si unisce nel periodo pasquale la possibilità di vedere speciali reliquie che diventano particolarmente immaginifiche e rappresentative del dirompente messaggio di sconfitta della morte che ci viene offerto.

Oltre alle reliquie «per contatto», come i frammenti del legno della croce, le veroniche o la terra del sepolcro, sono alcuni prestigiosi simboli della cristianità a permettere ai fedeli di ricreare un'alternativa drammaturgica al pellegrinaggio reale, una sorta di sedentaria peregrinatio animae che ebbe particolare presa quando venne definitivamente negato l'accesso ai Luoghi Santi.

Le reliquie della passione, o parte di esse, erano inizialmente custodite a Costantinopoli dove furono viste da molti crociati e descritte dal cavaliere Robert de Clari nel 1204: chiodi, spine, pezzi della vera croce, la spugna imbevuta d'aceto, una fiala del sangue, la colonna della flagellazione, il telo di lino conosciuto come la Veronica, teli sindonici, la tunica di Cristo e la lancia di Longino. Parte di questi oggetti divini, o loro riproduzioni, raggiunsero l'Occidente su più percorsi, già in parte mondati dalla revisione istituita dalla Chiesa tra XI e XII secolo a seguito delle violente contestazioni del benedettino Guiberto di Nogent che denunciò, oltre alla simonia, i casi veramente più sfacciati, come il santo prepuzio di Gesù e i suoi denti da latte. Non tutto fu oggetto di saccheggi o distruzione, alcuni oggetti furono semplicemente messi all'asta per necessità economiche e molti furono acquistati a caro prezzo, come le prestigiose reliquie della Passione conservate da Luigi, il Santo re dei francesi, nell'immenso reliquiario della Saint Chapelle parigina.

Anche la Lombardia mantiene alto il prestigio preservando ancora oggi i Sacri Chiodi ritrovati sul Golgota insieme alla Vera Croce da sant'Elena, che le racchiuse nel morso del cavallo e nell'elmo del figlio Costantino per garantirne protezione e legittimazione divina. Il primo, donato da Teodosio al vescovo Ambrogio, oggi è racchiuso nella «nivola» del Duomo di Milano, progettata da Leonardo da Vinci. L'altro faceva parte della Corona Ferrea custodita nel Duomo di Monza (le placche con il chiodo scomparvero già in antico e per questo è più piccola di una testa umana).

Di certo, però, le reliquie lombarde che maggiormente colpiscono l'immaginazione per il loro diretto collegamento con il Graal, sono i Vasi Sacri di Mantova che contengono il sangue di Cristo raccolto da Longino, il centurione romano incaricato da Pilato della crocifissione di Cristo.

Tra sparizione e apparizioni vennero definitivamente ritrovate nel 1049 sul luogo dove sorge la cattedrale di Sant'Andrea. Esposti nel periodo pasquale, i Vasi costituiscono la più grande testimonianza di fede del nord Italia, tanto da aver scomodato per ammirarle papi e imperatori.

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