Il Pd si ritrova senza alleati e ha paura di arrivare terzo

È ormai impossibile appoggiare l'ex "nemica" Moratti ma la divisione del fronte potrebbe rivelarsi disastrosa

Il Pd si ritrova senza alleati e ha paura di arrivare terzo

Povero Pd. Pensava che questa fosse la volta buona, e invece si trova in difficoltà come non mai. Immaginava che il centrodestra fosse battibile intanto, e poi contava che la sfida di Letizia Moratti - una sfida che sembrava interna al centrodestra - potesse mettere in difficoltà Attilio Fontana.

Ora che la polvere alzata nell'ultima settimana si sta posando, invece, la situazione appare per quel che è. Il Partito Democratico potrebbe pagare più di altri un quadro di «spappolamento» delle opposizioni, fino al punto di perdere lo status di antagonista principale del centrodestra. In un quadro in cui si dovessero affrontare un candidato «di bandiera» del Pd, uno dei 5 Stelle da soli, e la Moratti per i «centristi», lo spazio dei democratici potrebbe ridursi drasticamente, e nel caso in cui il Terzo polo pescasse nell'elettorato di centrosinistra - a Milano è accaduto e potrebbe accadere ancora - esiste il rischio che il candidato del Pd arrivi terzo, e questo sarebbe un disastro.

Ecco perché da più parti si lanciano degli «alert» e si cercano, si invocano, soluzioni unitarie. La prima, in teoria, sarebbe un accordo con il Terzo polo sul nome di Letizia Moratti, ma appare irrealizzabile, per quanto qualcuno ancora ci speri. Anche il segretario Enrico Letta ha detto «no». Altre opzioni, invece, paiono pensate soprattutto per «tenere insieme il partito» e per agganciare alleati, che non siano solo la solita «Più Europa». A questa esigenza sembra rispondere il nome di Giuliano Pisapia, l'ex sindaco di Milano. «Magari Giuliano dicesse sì e ci fosse - si entusiasma Barbara Pollastrini - In tante e in tanti pensiamo che sarebbe una cosa bella e trascinante». E il consigliere Pietro Bussolati riconosce che «Pisapia sarebbe un bellissimo nome ma va chiesto a lui se è disponibile». A dire il vero Pisapia, oggi europarlamentare, non sembra in grado di vincere in Lombardia in una sfida a tre, ma potrebbe ricompattare, motivare gli elettori di centrosinistra, magari convincere i «grillini» (anche se il senatore Stefano Patuanelli, senatore, ex capogruppo ed ex ministro, lo esclude) e infine potrebbe «sedurre» un elettorato di sinistra-sinistra che invece, con altri candidati - per esempio l'economista Carlo Cottarelli o il sindaco di Brescia Emilio Del Bono - avrebbe più margini per allargarsi.

Comunque, la prima preoccupazione del Pd, in questo momento, non è sconfiggere Fontana, ma evitare l'esito di una corsa striminzita e affannosa che veda il partito - alleato alla solita «Più Europa» e infilato in una morsa rappresentata da un «centro» molto ambizioso e una sinistra identitaria, grillina o post-comunista (ieri si è praticamente candidato, un'altra volta, Vittorio Agnoletto, già leader no global e poi europarlamentare.

«Il problema non sono i nomi ma la forza di una coalizione che non può limitarsi al Pd e poco altro. La sfida è troppo importante per limitarsi a fare un contest dei candidati» avverte il capogruppo Fabio Pizzul.

«C'è un po' di dibattito interno nel Pd - ammette Pizzul - io mi auguro che al centro non ci siano ipotetiche divisioni ma l'interesse dei lombardi, che è mandare via Fontana. Il Pd deve scegliere entro pochi giorni, si sta facendo di tutto per mettere in campo proposta più competitiva possibile».

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