Il fatto più grave salta subito all'occhio. Ci sono infatti anche tre pubblici ufficiali, tutti italiani, tra i sette uomini finiti in manette al termine di una indagine svolta dalla guardia di finanza di Monza sull'immigrazione clandestina. Si tratta di un ispettore delle stesse Fiamme Gialle di Monza, di un sovrintendente capo della polizia di Stato responsabile della divisione amministrativa del commissariato milanese «Greco Turro» (è tra coloro finiti in carcere a Monza) e di un messo comunale del Comune brianzolo. Oltre a loro quattro egiziani che risultano tutti implicati nella gestione di una rete illecita per far ottenere permessi di soggiorno e rinnovi a extracomunitari che altrimenti non avrebbero avuto i requisiti, dietro pagamento in contanti di somme che arrivavano fino a 5mila euro a documento, denaro contante o versato attraverso delle carte prepagate.
«Perlopiù le persone che pagavano per i documenti sono stranieri senza reddito e quindi senza lavoro - ci spiegano gli investigatori monzesi -. Cinquemila euro per un rinnovo è davvero un prezzo molto alto. Infatti la documentazione nella maggior parte dei casi era completamente contraffatta, quindi c'è dietro parecchio lavoro per creare materiale falso: certificati medici e di residenza fasulli, buste paga fittizie per contratti di lavoro subordinato inesistenti, dichiarazioni fiscali relative a redditi mai percepiti, senza contare le pratiche per ricongiungimento familiare di parenti residenti nei paesi di origine». Le accuse per i sette uomini arrestati sono a vario titolo di associazione per delinquere, falso, corruzione e abuso d'ufficio, ma ci sono anche 39 indagati, tutti a piede libero, tranne un commercialista legnanese con studio a Milano a cui è stato imposto l'obbligo di dimora.
Parecchio scalpore ha suscitato a Milano l'arresto del sovrintendente in servizio al commissariato «Greco Turro». Marito e padre di famiglia e non lontano dalla pensione, l'uomo è considerato dai colleghi, rimasti sbigottiti dinnazi al provvedimento che lo riguarda, un vero e proprio insospettabile. Ieri mattina è stata la squadra mobile della questura meneghina ad andarlo ad arrestare a casa sua, nell'hinterland.
Anche il finanziere monzese arrestato spicca in maniera particolarmente negativa nell'inchiesta: in cambio di denaro e regali, infatti, il pubblico ufficiale, tra l'altro, avrebbe anche avvisato diversi commercianti di imminenti controlli su scontrini e ricevute da parte del Gruppo di Monza.
Tutto è cominciato da un controllo delle Fiamme Gialle di Monza nel 2016 a un extracomunitario che aveva inveito contro i finanzieri e che gestiva un negozio. È stato proprio approfondendo la posizione dell'uomo che gli investigatori di Seregno sono risaliti alla realizzazione e al traffico di documenti falsi.
Gli inquirenti, anche grazie ad ambientali e intercettazioni telefoniche, sono riusciti a provare con assoluta certezza 20 casi di documentazione per immigrati realizzata in maniera illecita e dietro pagamento, tuttavia non essendoci alcuna certezza del lasso di tempo in cui questa attività ha preso il via, è possibile che la mole di materiale truffaldino sia davvero cospicua.
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