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Piangono da quasi un secolo le 500 «vedovelle» milanesi

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«L'acqua di Milano è buona»: lo affermano con forza i giovani promotori del progetto «Lìbere, liberi di bere», nato a Milano circa due anni fa su iniziativa dell’Associazione Fontanelle.org, con il patrocinio del Comune, in collaborazione con Metropolitana Milanese, a sostegno dell’acqua pubblica e con lo scopo di preservare e valorizzare le fontane pubbliche. Le fontanelle censite a Milano sono 481, tutte debitamente inserite su un’apposita mappa disponibile in versione cartacea, ma soprattutto consultabile on line (www.fonta0nelle.org). Sono disponibili applicazioni per iphone e smartphone per rintracciare la fontanella più vicina e ricevere le coordinate per raggiungerla.
Il progetto «Liberi di bere» piace ai cittadini milanesi, che sono coinvolti attivamente nell’aggiornamento: il 40 per cento dei contatti al sito proviene da Milano e Lombardia, in maggior parte per richieste di informazioni, soprattutto ciclisti assetati, ma anche per segnalazioni. Fontanelle.org, oltre a valorizzare le «vedovelle» fornendo una mappa per individuarle, mira anche a migliorare l’accessibilità e la visibilità dei punti di erogazione, a promuovere il consumo dell’acqua del rubinetto, coinvolgendo cittadini e i turisti. Meno bottiglie di plastica, meno inquinamento, meno code ai bar e ai baracchini e soldi risparmiati.
Il progetto nasce da Elisa Mastrofrancesco, romana, esperta in comunicazione visiva e visual design; Rosario Grieco, campano, sviluppatore di software, Stefania Trifone, milanese, specializzata in comunicazione e produzione video. «Non ci aspettavamo un successo tale - afferma Elisa - È nato tutto per caso nella calda estate di tre anni fa: eravamo stanchi e assetati dopo una lunga passeggiata, ci siamo fermati a bere a una vedovella; da qui l’idea di censire e mappare tutte le fontanelle della città e di creare un software interattivo che consentisse la partecipazione di tutti i cittadini. L’acqua è un bene comune e come tale deve essere alla portata di tutti! Così abbiamo sottoposto il nostro progetto a Mm, che ci ha supportato, e dopo un anno il progetto era pronto».
La fontanella meneghina più antica risale alla fine degli anni '20 ed è quella di piazza Scala. È la vedovella nobile, fatta in bronzo, mentre tutte le altre sono in ghisa. Hanno tutte la stessa forma e la stessa linea disegnata nel lontano 1931: alte un metro e mezzo, larghe 50 centimetri, color verde, con il rubinetto d’ottone a forma di testa di drago. Di qui il soprannome «draghi verdi», alternativo a quello di «vedovelle», per quel filo d'acqua continuo che sgorga incessante, come il pianto perpetuo di una vedova inconsolabile. Quel flusso continuo d’acqua che scende dalla bocca di drago, contrariamente a quanto si può immaginare, è tutt’altro che sprecata: oltre ad evitare che eventuali ristagni provochino la formazione di flora batterica, si scarica poi in fognatura, raggiungendo i depuratori di Milano, dove viene disinfettata e rilasciata ai consorzi agricoli per l’irrigazione dei campi.
Purtroppo in passato le fontanelle milanesi sono state trascurate, abbandonate, sporcate, imbrattate: vedovelle tanto sconsolate da restare a secco senza lacrime. Eppure rappresentano un simbolo del passato e svolgono da sempre l’importante funzione sociale di garantire l’accesso facile e sicuro ad un’acqua di ottima qualità a costo zero. Attraverso un processo di design sociale le fontanelle ora vengono rivalutate, rese più visibili e condivisibili, creando intorno ad esse un ambiente piacevole. Dopo il successo di altre proposte legate ad un consumo sostenibile dell’acqua (InBorraccia, ABC Scuole, Il Kit per promuovere l’acqua del rubinetto di casa) e la partecipazione ad importanti manifestazioni cittadine (Salone del Mobile, Fa' la cosa giusta, festa di via Padova, ecc.) Fontanelle.

org preannuncia altri appuntamenti a Milano per fine giugno e inizio luglio: aperitivi intorno alle fontanelle, esibizioni di artisti e una parte informativa per riavvicinare le persone alle fontanelle, per poterne riscoprire il valore storico ed estetico e per condividere la cultura dell'acqua pubblica, anche come spunto di aggregazione e bene comune.

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