Piano vaccinale di massa. La Lombardia è pronta e il governo è in ritardo

La Regione si prepara, fra troppe incognite. Foroni: "La Protezione civile c'è. Ma Roma?"

Piano vaccinale di massa. La Lombardia è pronta e il governo è in ritardo

La Lombardia è pronta, il governo un po' meno. La campagna vaccinale di massa si presenta come la sfida decisiva per uscire dall'incubo del Covid e la prima fase - partita un mese fa e diretta agli operatori sanitari - ha già mostrato quali saranno i problemi da affrontare. Per questo dovrebbe arrivare l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

La Regione da tempo sta lavorando al suo piano e nei giorni scorsi si sono susseguiti vertici e contatti per definirlo, con l'assessore Letizia Moratti, il presidente Attilio Fontana e l'assessore alla Protezione civile Pietro Foroni (foto). Incontri interni ed esterni si susseguono, ma ciò che manca ancora è una risposta da Roma su interrogativi essenziali: quanti e quali vaccini saranno a disposizione e chi li somministrerà. Senza un chiarimento su questi due nodi è impossibile organizzare un'operazione che dovrà coinvolgere milioni di persone. «Come sempre la Protezione civile è pronta e parteciperà a livello di co-organizzazione logistica - spiega Foroni - l'organizzazione concreta dipenderà dal tipo di categoria cui il vaccino sarà somministrato, però l'orizzonte è quello di una campagna la più vicina possibile ai territori, con il coordinamento dei sindaci, di tutti i sindaci dei nostri Comuni, che sono 1.500, non solo dei capoluoghi. La nostra visione è molto pratica, molto pragmatica, fondata sull'idea di arrivare nel minor tempo possibile al destinatario, e questo lo puoi fare solo insieme a tutte le realtà locali. Su questo non abbiamo problemi, il punto è che ci scontriamo ancora con interrogativi irrisolti. Mi scuso per l'immagine bellica, ma dobbiamo andare alla guerra senza sapere di quanti soldati disponiamo e quanti armi abbiamo a disposizione. Il tutto nel mezzo di un'emergenza».

Questi nodi non sciolti non bloccano solo la Lombardia, ma tutte le Regioni. E diverse regioni due giorni fa hanno interrogato il commissario governativo Domenico Arcuri per sapere quali e quanti vaccini arriveranno, e chi li somministrerà. Gli accordi locali con i medici ci sono, e anche ulteriori ipotesi non mancano. Ciò che manca è una normativa nazionale che definisca i profili giuridici di questi possibili interventi.

Il governo pare impantanato, con approvvigionamenti carenti e in ritardo. Ed è di fronte a questo stallo che fioriscono ipotesi su altre possibili alternative.

Qualche Regione ha evocato il reperimento di «altri vaccini»: si parla di quello russo, indiano o cinese, ma si parla anche (lo ha fatto Affaritaliani.it) della possibile «produzione territoriale» che in qualche modo deroghi alla «esclusività del brevetto» proprio in presenza di una fornitura ridotta.

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