Pisapia esattore con Fassino. Equitalia: "Buoni? Come noi"

Il sindaco di Milano vuol creare una società mista con Torino per riscuotere i tributi in modo umano. Il capo di Equitalia lo prende in giro: "Buoni? Come noi"

Pisapia esattore con Fassino. Equitalia: "Buoni? Come noi"

Convertire ai buoni sentimenti un esattore delle tasse non è un miracolo alla portata di tutti. Ieri alla Bocconi va in scena una sorta di replica moderna della parabola del pubblicano. Da una parte Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, teorico del fisco dal volto umano. Dall'altra Attilio Befera, presidente di Equitalia, l'aborrito agente della riscossione. Facile immaginare da che parte tiri il tifo della platea, che si lascia andare anche ad alcune intemperanze nei confronti di Befera. Il quale alla fine mette però il sindaco davanti all'arida e indigesta realtà: il fisco dal volto umano non esiste. E chiunque prenda su di sè l'impopolare compito di incassare i tributi per conto dello Stato, dovrà farlo nel rispetto della legge e non dei buoni sentimenti.

Il tema è caldo, perché il Comune di Milano ha deciso pochi giorni fa di divorziare da Equitalia. Dopo avere preso direttamente nelle proprie mani la riscossione della Tarsu, la tassa sui rifiuti, Palazzo Marino ha annunciato che dall'anno prossimo non utilizzerà più la struttura dell'Agenzia delle entrate neanche per riscuotere gli altri crediti, in particolare le contravvenzioni non pagate. Ad Equitalia vengono rimproverati i metodi, considerati troppo brutali, irriguardosi delle condizioni critiche delle tasche dei cittadini.
Ieri Pisapia torna a battere su questo tema: «molti cittadini non hanno la possibilità di fare il loro dovere non dolosamente ma per situazioni di necessità». Bisogna dunque, distinguere un evasore dall'altro, i furbi dai bisognosi: e «è evidente che una struttura nazionale non può avere in tempo breve una analisi sulla situazione per cui un singolo soggetto o impresa è in ritardo nel pagare: deve essere valutato caso per caso». «E questo lo può fare il Comune, unendo equità, lotta dura senza paura all'evasione, ma anche attenzione alle situazioni». Il sindaco, insomma, ipotizza la creazione di una struttura locale che prenda il posto di Equitalia: non una struttura interna del Comune («abbiamo già troppo da fare»), più probabilmente un ente ad hoc creato insieme ad altri Comuni, come quello di Torino, che hanno divorziato dalla struttura centrale.

A questo esito, Befera appare rassegnato: oltretutto, a prevedere la fine dei rapporti tra Equitalia e i municipi è una legge nazionale, che entrerà in vigore il prossimo giugno. Ma il manager pubblico si toglie la soddisfazione di avvertire Pisapia che non saranno rose e fiori. Tutti quelli che non pagano le tasse, dice in sostanza Befera, dicono di farlo per necessità e non per cattiva volontà. Ma l'unica forma possibile per venire loro incontro è la rateazione. Altro non si può fare: «i Comuni devono applicare le regole sulla riscossione e non possono attuare sistemi diversi». «La riscossione più umana di cui ho sentito parlare non ha nessun senso logico, è opportuno che sia ben chiarito». Fine delle trasmissioni.


Insomma: ganasce fiscali e pignoramenti faranno inevitabilmente parte dei metodi anche di chi dal 2013 riceverà l'incarico di far pagare ai milanesi tasse e multe. A meno che non si voglia trasformare il fisco in un contributo volontario.

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