«Ringrazio i tanti cittadini, le associazioni e gli esponenti politici che in queste settimane hanno manifestato in moltissimi modi stima e affetto nei miei confronti, chiedendomi anche di riconsiderare la mia decisione di non ricandidarmi sindaco di Milano» esordisce Pisapia. Il riferimento è al quel «Giuliano ripensaci», diventato anche una pagina Facebook, e piovuto da più parti dopo il corteo di domenica «Nessuno tocchi Milano», lamanifestazione dell'orgoglio civico, per la verità pensata e organizzata dal Pd, ma su cui Pisapia e i suoi sono stati velocissimi a mettere il cappello. Una gloria rubata durata poche ore, se Matteo Renzi dalla festa dell'Unità di Bologna ringraziava «il Pd di Milano», dopo aver bellamente ignorato Pisapia alla cerimonia d'inaugurazione di Expo. «Nessuno strumentalizzi la manifestazione civica di domenica» faceva eco Carmela Rozza (Pd) all'annuncio del coordinatore degli arancioni Franco D'Alfonso, della nascita dalla mobilitazione cittadina di un Partito municipale.
Il sindaco riserva per sé altri scenari, parla di un ruolo non diretto ma di primo piano alle prossime comunali, ma pensa forse più in grande, venendo «smascherato» da endorsement di vario tipo. Intanto rimette le cose in chiaro, dopo le ambiguità dei giorni scorsi: ovvero quella risposta sibillina «Un ripensamento? Domanda da 100 milioni di euro. Se mi date tutti questi soldi, che metterei nelle casse del Comune, io rispondo». Non solo. «Credo di aver sempre dimostrato coerenza nelle mie decisioni - spiegava ieri - e sono convinto che ci siano dei momenti in cui sia necessario passare il testimone alle generazioni che in questi anni sono cresciute e maturate. Da parte mia sono stato chiarissimo, ho fatto una scelta e l'ho comunicata pubblicamente più di un mese fa, spiegandone le motivazioni. Personalmente credo in una politica che deve essere servizio e non attaccamento alle poltrone».
Così mentre i colonnelli renziani stanno organizzando per il 13 giugno, dopo la tornata elettorale in diversi Comuni e Regioni italiane, una versione milanese della Leopolda per scrivere le regole delle primarie e scoprire le prime candidature, l'avvocato prestato alla politica pensa a un suo ruolo di collante nazionale per la sinistra, D'Alfonso e gli assessori lavorano alla costruzione di un'alternativa civica al Pd. Alternativa, ma non troppo.
Se ieri il fondatore di Sel Nichi Vendola annunciava di voler creare «una grande sinistra innovativa sul piano politico-culturale che non vuole essere né omologata né minoritaria», sull'ipotesi di Giuliano Pisapia leader ammetteva: «Non è male ricordare che è il miglior sindaco d'Italia, un vero riformatore. Incarna l'immagine di una sinistra dei diritti e delle libertà». E mercoledì anche Eugenio Scalfari a Ballarò incoronava Pisapia come l'anti-Renzi: «Può interpretare l'anima civica del Paese». Ma a Milano il caos regna sovrano nella coalizione: i consiglieri civatiani del Pd Lamberto Bertolé, Carlo Monguzzi, Paola Bocci, Alessandro Giungi assicurano «lealtà dentro il partito e dentro la coalizione che governa la città», anche in vista dell'incontro informale con i vertici milanesi di Sel.
Prima però si terrà il vertice di maggioranza in
Comune, convocato dal sindaco per sabato. Oggetto: «Priorità». In sostanza si tratta di fare il punto su delibere e obiettivi, dopo la mancata discussione entro fine aprile della delibera sullo scambio di aree pro Leoncavallo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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