"Rischio boom di droghe sintetiche"

Gatti (Dipead): "Dal contagio usciremo distrutti. E chi non ce la fa abuserà di mix fatali"

"Rischio boom di droghe sintetiche"

«Alla fine di un'emergenza come questa che inevitabilmente ha cancellato tutte le altre, dovremo prendere atto che anche il mercato della droga potrebbe subire dei mutamenti di equilibrio. E la malavita organizzata cercherà di incidere il più possibile su quel che resta del nostro tessuto connettivo civile. Dal Covid usciremo senz'altro più poveri e incerti, distrutti dai lutti e con scambi commerciali da ristrutturare. E per ripartire avremo bisogno di risorse e ,soprattutto, di prefigurarci un futuro. La dipendenza e l'abuso di sostanze trovano terreno fertile in chi non ce la fa. E le sostanze sintetiche prenderanno sempre più piede».

Si definisce (scherzosamente) influencer. E in un certo senso lo è perché, per sua stessa ammissione, tenta di trovare «soluzioni per il presente e il futuro, cercando di proporle e organizzarle prima che si manifestino criticità». Riccardo Gatti da oltre trent'anni si occupa di dipendenze e attualmente è il direttore del Dipartimento Interaziendale Prestazioni Erogate nell'Area Dipendenze (Dipead) della Asst Santi Paolo e Carlo di Milano che ha funzioni di indirizzo e coordinamento: più di 4mila utenti dei Servizi Pubblici Dipendenze, in questo momento esatto, che diventano molti di più nel corso di un anno.

«La diffusione delle droghe illecite si è molto ridimensionata: il grande mercato finalizzato al consumo occasionale in situazioni particolari e nei diversi luoghi di aggregazione, in assenza di occasioni di incontro, non è attivo. Questo ha permesso agli spacciatori di avere scorte a sufficienza per i tossicodipendenti che in relazione alla loro patologia, delle droghe non possono fare a meno. Al momento i prezzi delle sostanze sembrano ancora stabili o poco aumentati e la domanda ai Servizi di cura da parte di pazienti nuovi, non conosciuti, non sembra ancora variata in modo significativo».

Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri sostiene però che le organizzazioni criminali vadano alla grande perché, con i capitali di cui dispongono, in questo momento possono impadronirsi di un'economia debole

«Il contagio e quel che ne consegue (voli ridotti, trasporti solo specifici, confini presidiati) fa sì che la situazione sia più controllata. Il bilancio vero però andrà fatto al termine dell'emergenza per comprendere se, per quanto riguarda il traffico di droga, nulla sia cambiato (se si eccettua magari il cambio di delivery per il consumatore finale) o se invece il mercato si muoverà secondo nuovi orizzonti».

E allora? Anche il mercato della droga si riformulerà?

«Il Covid-19 sta cambiando molte cose. Le persone vivono un momento di forte stress e di paura per la loro salute ma anche per il lavoro, sono costrette a uno stile di vita innaturale, deprivato di relazioni e cose, sino a qualche settimana fa, assolutamente usuali. È un clima che potrebbe spingere più persone verso l'alterazione legata a sostanze lecite e illecite. Per chi vende droghe potrebbe essere un momento ideale per acquisire nuovi clienti. Ma gli scenari mondiali sono problematici per tutti e non favoriscono gli scambi».

È difficile che finiscano completamente le scorte e si resti senza stupefacenti da spacciare ma le situazioni critiche nei rifornimenti sono ipotizzabili. Se accadesse? Quali scenari si prospettano?

«Potrebbe accelerarsi una tendenza, già in corso, verso il passaggio allo smercio organizzato di droghe sintetiche, prodotte in laboratorio, a scapito delle droghe derivate da coltivazioni agricole. Si tratta di sostanze che non sono legate alle stagionalità e ai problemi connessi alle produzioni agricole e alla loro visibilità, potrebbero anche essere preparate localmente e sono anche meglio trasportabili e distribuibili. Eventualmente associate a una parte di prodotto di origine naturale, per meglio raggiungere consumatori più tradizionali, potrebbero garantire guadagni immediati ancora più alti. Senz'altro verrebbe sacrificato, in parte, l'uso di droghe come moneta di scambio nei diversi passaggi del lungo percorso, dalla coltivazione agricola al consumatore, reso meno agevole in un mondo meno globalizzato e più controllato e anche decisamente più povero per lo tsunami economico che seguirà alla pandemia».

Praticamente, un disastro...

«Uno scenario non privo di pericoli per i consumatori, come hanno già dimostrato i mix diffusi in nord America, realizzati con derivati del fentanil (oppiaceo sintetico) e altre sostanze di origine agricola come l'eroina e cocaina, ma anche prodotte il laboratorio, come le metanfetamine. Stanno provocando decine di migliaia di morti per overdose, ma anche guadagni stratosferici per chi li propone».

E se il mercato della droga invece non presentasse carenze? «Se tutto continuasse esattamente come prima, durante la diffusione dell'infezione e immediatamente dopo, significherà che questo è l'unico mercato che, pur in una situazione di crisi mondiale gravissima e tale da sconvolgere tutti gli altri mercati, è in grado di rimanere stabile. A questo punto dovremmo porci qualche seria domanda su quali sono realmente i poteri forti nell'ambito dell'economia, della finanza e non solo».

A Milano si è sempre fatto molto sul fronte delle dipendenze. Cosa vorrebbe dire a chi, in questi giorni, si trova in difficoltà proprio perché è un consumatore di stupefacenti o un alcolizzato e non sa cosa fare?

«Innanzitutto che non è vero che non ci sia niente da fare (mai)! Anche sul mio blog droga.net ci sono numeri di telefono e contatti per chi cerca aiuto, consiglio, confronto: per droga, alcol, sostanze legali e illegali. Nessuno verrà lasciato solo. Il servizi pubblici che si occupano di dipendenze (SerD), i Servizi privati accreditati (Smi) e le Unità di offerta residenziali e semiresidenziali funzionano e, se non potranno magari agire in modo strutturato e multidisciplinare come in condizioni normali andrebbe fatto, sono comunque in grado di fornire supporto».

E nel prossimo futuro?

«Ora ci sono problemi contingenti e dobbiamo affrontarli per quello che sono, capendo che siamo in una situazione umana reale che ha avuto un inizio e avrà una fine. La concretezza quindi, non sta solo nel vivere giorno per giorno, ma nella capacità di prefigurarsi le prospettive future e lavorare di conseguenza, già da ora.

Nel nostro campo d'intervento la storia ci insegna che non siamo in una produzione cinematografica dove alla fine il bene trionfa: nella nostra realtà, i buoni sono sempre un po' in ritardo sui cattivi. E anche in momenti come questi è un ritardo che va colmato, guardando avanti. Senza fermarsi».

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