Rischio di "ghetti" per i bimbi disabili. Una mamma: "Così si vanifica tutto"

La storia di Sveva, costretta in una scuola che non è la sua. La risposta della famiglia all'assessore. "Voi responsabili"

Rischio di "ghetti" per i bimbi disabili. Una mamma: "Così si vanifica tutto"

Da giorni la storia di Sveva agitava i social: la storia di una bambina di sei anni iscritta all'asilo di via Anfossi. Sveva è disabile e fa parte quindi del ristretto numero di bambini per cui le scuole restano aperte anche in questi giorni. La madre Federica Silva ha denunciato la prospettiva per sua figlia di trovarsi in un ghetto per disabili, raccogliendo indignazione e solidarietà: «Per favore, non ditemi che questa è l'unica cosa che si può fare. Al contrario, questa cosa non si può fare. È spaventosa, offensiva, contraria ad ogni più elementare idea di inclusività». Ieri l'assessore all'educazione Laura Galimberti ha scritto alla signora Silva. Ma la risposta ha peggiorato la situazione. Per la madre di Sveva, la lettera dell'assessore è la prova provata della incapacità dell'amministrazione comunale di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini meno fortunati, in una situazione che da mesi era ampiamente prevedibile.

Sveva, come buona parte dei bambini nelle sue condizioni, non potrà frequentare l'asilo che conosce. È stata invitata a recarsi alla materna di corso XXII Marzo, dove il Comune ha radunato un piccolo gruppo di disabili. Ieri, primo giorno di scuola: tutti e solo disabili, con patologie diverse le une dalle altre, circondati da adulti sconosciuti e scafandrati. Unica presenza familiare per Sveva, l'educatrice di sostegno che la segue anche in via Anfossi. «Per il resto - racconta la madre - mi è sembrato di portarla in una clinica per malattie mentali. In un contesto dove non solo non farà alcun progresso ma anzi regredirà inevitabilmente».

Nella lettera inviata ieri mattina, l'assessore all'Educazione si difendeva dall'accusa di avere creato dei ghetti ricordando che in base all'ordinanza regionale «è impossibile accogliere nelle sezioni altri bambini oltre a quelli indicati nella comunicazione del ministero» e augurandosi «che la situazione sia davvero transitoria e che tutti i bambini possano presto tornare nelle loro scuole». Ai bambini disabili collocati in corso XXII marzo e negli altri hub verranno forniti dei dispositivi elettronici per «usufruire dei contenuti prodotti dai loro educatori».

Le spiegazioni e le promesse della Galimberti non hanno soddisfatto per nulla la madre di Sveva: la risposta, scrive, «non risponde alle mie richieste ed anzi aggrava le vostre responsabilità. Non credo ci voglia un esperto per capire che in una classe di bimbi con difficoltà, composta solo da bimbi con difficoltà, questi possono solo regredire. Eppure questo è quanto sta accadendo. Io non so quale sia la soluzione più giusta, del resto io non sono l'assessore né il ministro, so però che certamente non è questa».

Come temeva, e come aveva scritto nella sua prima lettera, Federica Silva si è sentita rispondere che non c'erano altre soluzioni possibili.

«Sono molto spaventata - scrive ieri - all'idea che la situazione non cambi per intere settimane, poiché è molto concreto il rischio di perdere tutti i progressi fatti nel tempo da Sveva, anche grazie alla relazione con i suoi pari-non disabili. Di questo siete e sarete responsabili, spero sia chiaro».

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