Una doccia gelata per il dem. Dopo cinque anni da indipendente il sindaco Beppe Sala annuncia di aderire a un movimento, ma non è il Pd. Sceglie i Verdi Europei, «per me - spiega a Repubblica - significa prima di tutto, fare meglio il sindaco di Milano e renderla una città sempre più protagonista nello scenario internazionale». Il Pd milanese «è è tra i più solidi d'Italia, vanta militanti e rappresentanti competenti e appassionati» ma «il Pd nazionale - sottolinea - sta attraversando un momento difficile perchè si dà troppo spazio, da troppi anni, alle correnti». Ma in vista del voto per i Democratici è una tegola, la campagna di Sala potrebbe spostare voti dal Pd ai Verdi (e sottrarli semmai alla lista civica del sindaco, che resta confermata) e in caso di vittoria potrebbe avere meno caselle in giunta. La segretaria metropolitana Silvia Roggiani dice di «prendere atto della scelta». É stata una sorpresa per tutti, Sala non l'ha anticipata nemmeno agli assessori della sua giunta. «Sono convinta che la collaborazione con il sindaco avuta finora continuerà ad essere tale - replica con una nota tiepida -. La sua scelta di aderire ai Verdi europei non avrà conseguenze sul piano amministrativo, dove continueremo a portare avanti azioni coraggiose, per una città sempre più attenta ai diritti dei cittadini e dell'ambiente». Anche il capogruppo in Comune Filippo Barberis precisa che la scelta di Sala «non scalfirà i rapporti con il Pd, nulla toglie anzi rafforza l'impegno di tutti noi sui temi ambientali». IL deputato Ue Pierfrancesco Majorino, ex assessore della giunta Sala, conferma che Sala «è un ottimo sindaco e non cambio certo idea oggi, è una scelta che rispetto e non mi stupisce, semmai deve essere uno stimolo al Pd per darsi una mossa a livello nazionale ad uscire dalla situazione di grave difficoltà». Sorridono i Verdi protagonisti di uno scontro al vetriolo un anno fa sul taglio degli alberi in via Bassini. Lui era l'«amico degli «immobiliaristi», loro quelli che «dovrebbero scusarsi con gli italiani perchè - aveva rimarcato Sala - sono riusciti a racimolare il 2% dei consensi». Tutto dimenticato. Angelo Bonelli ed Elena Grandi, coordinatore nazionale e co-portavoce dei Verdi gli danno il benvenuto e sono convinti che ora i progetti green «avranno un'accelerazione». Il coordinatore nazionale di Europa Verde, Filiberto Zaratti, gli assicura che farà parte di «una grande famiglia che non conosce confini nazionali e lotta ogni giorno per un'Europa più equa e più verde». Sala ha fatto presente anche ai Verdi italiani però che il modello a cui ambisce è quello tedesco che alle elezioni incassa il 20% dei voti. «In passato - ha scritto ieri su Facebook - molti hanno pensato che la questione ambientale fosse un capriccio, un tema di nicchia di quattro esaltati. Questa sottovalutazione ha creato i danni, devastanti che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché non c'è più tempo da perdere, è il momento di scelte di campo forti e coraggiose. Ecco perché ho firmato la Carta dei Valori del Partito Verde Europeo. Lo faccio anche perché Milano sia sempre più centrale nello scenario internazionale. In Germania, in Francia e in tante grandi città europee i verdi sono protagonisti. Se l'onda verde parte da Milano si diffonderà in tutta Italia». Prova a corteggiare anche i Fridays for future: «I milioni di giovani che sono scesi nelle piazze di tutto il mondo ce lo hanno urlato: there is no planet B, non c'è un pianeta B. Dobbiamo lasciare alle prossime generazioni un mondo migliore di quello che abbiamo trovato». Ma proprio ieri il movimento ha bocciato Sala: «Usa i nostri slogan ma in cinque anni non ha fatto niente».
L'adesione di Sala ai Verdi e i buoni rapporti con Beppe Grillo potrebbe semmai portare a quel patto elettorale con i 5 Stelle che sembra sempre più concreto, anche se non elettrizza i militanti grillini e nemmeno i dem locali. Tempo al tempo.
I Socialisti di Milano invece apprendono la notizia come «un fulmine a ciel sereno» ma anche con «un sospiro di sollievo».
Evidentemente, scrivono, «le sue dichiarazioni sui valori e sull'identità del socialismo democratico all'indomani del saluto all'ex sindaco Carlo Tognoli erano frutto di cortesia e di un po' di tattica elettorale e non una scelta genuina».
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