Il doppio volto di Galleria San Babila. Di giorno, polo del lusso e delle grandi firme. Di notte, dormitorio per vagabondi e clochard. Sembra incredibile eppure è così: il piccolo salotto della Milano-bene, famoso per le sue vetrine patinate, i bar alla moda e la lunga fila di studi prestigiosi e superattici da capogiro, fa gola ultimamente anche ai senzatetto, che al riparo del grande porticato con vista sulla fontana hanno trovato la cornice ideale dei loro sonni notturni. E come biasimarli: chi mai preferirebbe trascorrere la notte su un marciapiede buio e angusto di periferia, se avesse a propria disposizione un'intera galleria luminosa e riparata in pieno centro? È così che, ad uno ad uno, sotto le volte anni '30 che si affacciano sulla piazza i silenziosi giramondo della strada hanno preso fissa dimora, per poi dileguarsi al sorgere del sole.
Il primo è stato Antonio, cinquantenne, ex chef abruzzese di un ristorante in piazzale Cuoco che qualche anno fa, dopo un brusco licenziamento e l'impossibilità di far fronte alle spese d'affitto dell'appartamento, ha preferito rinunciare al tetto domestico per dormire sotto le stelle. «Ho cercato altri lavori ma senza risultato. Così ho mollato tutto e ho scelto di vivere sulla strada», racconta. Il suo nuovo rifugio, il marciapiede di fronte alla famosa profumeria Mazzolari, non passa certo inosservato: non il solito scatolone recuperato tra i rifiuti ma un letto vero e proprio, con tanto di materasso adagiato sul pavimento, cuscino, copriletto e lenzuola che il mattino dopo ripiega e carica sulla sua vecchia bicicletta. «I mesi più duri - spiega - sono quelli invernali: in quei casi è meglio cercarsi una sistemazione al chiuso. In primavera, invece, la galleria è perfetta: pulita, tranquilla». Un clochard sui generis, Antonio. Non dà confidenza ai suoi vicini di letto («Preferisco chiacchierare con i passanti: mi mettono d buon umore»), evita come la peste i dormitori comuni («Lì vanno i matti e gli ubriachi») e rifiuta persino i pasti caldi offerti da parrocchie e associazioni («I cibi spesso sono scongelati male, ho avuto per due volte le coliche»). Ma Antonio non è l'unico habitué della piazza. A pochi metri da lui, nascosti fra i cartoni, se ne possono avvistare altri quattro, per la maggior parte slavi. Senza contare il lungo defilé di vagabondi che si estende per tutto corso Vittorio Emanuele fino al Duomo: c'è chi si accampa davanti ai cinema, chi preferisce il sagrato della bella chiesa di San Carlo, o chi si appisola all'ombra delle antiche logge in pietra che circondano via Mercanti. Certo, per i residenti e i passanti più nottambuli non è un gran bello spettacolo .
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