Oggi, guardando i corpi plastificati del dottor Von Hagens, qualche anima sensibile griderà allo scandalo. Come osa la scienza profanare la sacralità della morte trasformando in uno show caleidoscopico muscoli e ossa, cuori e membra? Eppure oltre tre secoli fa un altro scienziato, l'alchimista Raimondo di Sangro, ebbe lo stesso ardire lasciando stupefatti contemporanei e posteri per le sue macchine anatomiche conservate in uno dei luoghi più suggestivi della Napoli storica: la cappella Sansevero. Allora certo non si parlava di «plastinazione» e il miracolo dei due scheletri con l'intero albero circolatorio ancora intatto non ha mai trovato spiegazione. Leggenda vuole che il Principe avesse ottenuto una sorta di «metallizzazione» del circuito sanguigno iniettando un composto di sua invenzione e, poiché unica pompa in grado di spingere il liquido fin nei capillari più sottili è il cuore, che i due malcapitati fossero ancora vivi quando tale esperimento venne eseguito. Altro che equipe di laboratorio e banca dati di donatori consenzienti. È la scienza bellezza, direbbero in coro il principe campano e il professore teutonico. Quella stessa scienza che, soprattutto nel Belpaese, è spesso oggetto di disfide etiche e boicottaggi anche quando è pronta a offrire soluzioni insperate, come nel caso delle ricerche cliniche sulle cellule staminali.
Non è il caso, ovviamente, della mostra «Body Worlds» con i suoi atletici cadaveri troppo colorati e troppo perfetti per essere veri. Ma tali e veri sono. E allora, a tu per tu con questo macabro iperrealismo le reazioni del pubblico potrebbero facilmente essere di impressione o addirittura di disgusto, certo mai di indifferenza. Morbosità? Provocazione? Pensando all'autore/autori di questo imprevisto spettacolo non si riesce a pensar male, soprattutto se si considera a quanti ben più inutili insulti alla morale e all'intelligenza i nostri cervelli - ancora vivi (o no?) - sono sottoposti giornalmente dai media, televisione in primis.
Può invece darsi che guardare da vicino i misteri della vita e della morte (sia pur edulcorata da un pallone da basket o da un mazzo di carte) possa servire per qualche ripasso anatomico o qualche riflessione sul senso dello stare al mondo. O magari soltanto per ricordarci di fare un bel check up...
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