Scatta l'allarme per Expo: un kamikaze può colpire da 400 km di distanza

Chiuso l’aeroporto di Bresso per ragioni di sicurezza. Ma la minaccia può arrivare da tutti gli scali nel raggio di 400 km

Scatta l'allarme per Expo: un kamikaze può colpire da 400 km di distanza

Stretta sulle misure di sicurezza anti terrorismo per tutelare il sito di Expo 2015. Enac e il prefetto di Milano hanno rinnovato fino al 24 agosto la chiusura dello spazio aereo che sovrasta l’aeroporto di Bresso, rendendolo di fatto inutilizzabile. Ma la misura rischia di essere solo dannosa economicamente. Secondo Luca Salvadori, istruttore di lungo corso e una delle anime della protesta dell'Aeroclub Milano e dei suoi addetti e soci, "se la minaccia da contrastare è quella di piccoli aeroplani che utilizzino Bresso per colpire con attacchi kamikaze l’Expo, ogni aeroporto nel raggio di 400 chilometri da Expo dovrebbe essere interdetto al traffico".

Rimanendo chiuso per i quattro mesi, in cui l'attività di volo è maggiore, per il famoso Aeroclub Milano, che gestisce l’aviosuperficie, rischia di essere l'inizio della fine. La struttura potrebbe infatti resistere pochi mesi, poi dovrebbe chiudere. "Il protrarsi della chiusura, con l’impossibilità di svolgere la propria attività di volo - si legge in una nota diffusa stamani - implica la perdita di 25 posti di lavoro e la cessazione dell’addestramento, costato già tempo, denaro e fatica, per i più di 100 allievi iscritti ai vari corsi professionalizzanti". Ma il peroblema rischia di essere ben più grave. Perché la misura, giustificata dal prefetto con "ragioni di pubblica sicurezza", potrebbe anche rivelarsi inutile. "Se la minaccia da contrastare è quella di piccoli aeroplani che utilizzino Bresso per colpire con attacchi kamikaze l’Expo - spiega Salvadori - ogni aeroporto nel raggio di 400 chilometri da Expo dovrebbe essere interdetto al traffico". Insomma, per essere efficace, la no fly zone dovrebbe essere estesa fino a tale distanza. Tanto più che la misura adottata non ha precedenti in tempo di pace.

"Anche se si possono comprendere le ragioni di chi è preposto alla pubblica sicurezza - conclude Salvadori - sequestrare di fatto e per mesi persone innocenti ed incensurate, e le relative attività economiche, costituisce un’azione ingiusta ed indegna di uno Stato di diritto, quando purtroppo i recenti fatti hanno dimostrato che la vera minaccia viene da terra e non dal cielo".

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