V iaggiatore Goloso presto andrà in vacanza (la pagina, non lui) quindi si porta avanti suggerendo qualche itinerario, come questo, a Carmagnola la città del peperone. Dal 30 agosto all'8 settembre in questa cittadina a Sud di Torino arriveranno almeno 250mila persone (la media delle ultime edizioni) per l'edizione numero 70 della «Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola - Peperò». Da, ieri, è aperta una bella mostra nei locali del Castello che ospita il Palazzo Comunale. Costruito nel XIII secolo da Manfredo II, marchese di Saluzzo, in parte distrutto dagli Spagnoli e ricostruito dai Francesi, dal 1700 al 1863 fu convento dei Padri Filippini.
Interessanti i manifesti dedicati alla sagra, dal primo ciclostilato del 1949 a quello del 1951 disegnato dal pittore Mario Cavazza. E poi foto, ricette, storia del territorio.
Il peperone si coltiva su terre pianeggianti, limose e sabbiose. Seminato tra fine dicembre e inizio aprile viene raccolto, a mano, sacco in spalla, dalla fine di luglio. Quattro specie: il Quadrato (cubo con quattro punte), il Corno o Lungo (cono molto allungato), il Trottola (a forma di cuore), il Tomaticot (ibrido schiacciato ai poli come un pomodoro, «tomatica» o «pomatica» in dialetto). Il presidio Slow Food veglia sul Lungo, qui chiamato Corno di Bue: giallo intenso o rosso vivace, forma conica oltre i 20 centimetri con tre o quattro lobi, simile allo spagnolìn primordiale, il peperone oblungo giunto dalle Americhe. Il Corno di Carmagnola ha sapore dolce, polpa spessa, consistente e carnosa e migliora con la conservazione. Come sosteneva Renato Dominici, custode dell'enogastronomia piemontese, è buono semplicemente «bagnà 'nt l'euli», cioè immerso in un buon extravergine.
Usciti dalla mostra, nel periodo della Fiera, troverete peperoni per i vostri denti, eventi, feste, di tutto un po'. Comunque il percorso è questo. Pausa caffè da Molineris, dove, accanto a 30 diverse creazioni, troviamo il «Carmalanda», premio nel 2018 come miglior prodotto con il peperone di Carmagnola: peperoni, lamponi e nocciole piemontesi, cottura in vaso. Pranzo, poco distante, da Osto Bruma. Una bella cantina accompagna il menu che rende omaggio al peperone: bis dell'aia (tonno di gallina bionda e terrina di coniglio grigio); carmagnolotto (pasta ripiena con peperone e composta di cipolle di Tropea); cubi di scamone con salsa al Roero, patate al forno. Per il caffè dopo pranzo, l'Antica Torrefazione del Centro. Da venti anni la famiglia Mina ricerca e propone i migliori di cru tostandoli in proprio. Scegliamo la Sublime, con sentore di cioccolato al latte. Alla Bottega della Pasta, anche piatti pronti, verdure ed altri prodotti gastronomici. Mariya Ilieva ha una passione, la rosa di Damasco o Damascena con il suo profumo inconfondibile, dovuto alle oltre 400 sostanze aromatiche. La trasforma in confettura, sciroppo, ottenuto dall'infusione dei petali, speciale come dissetante estivo con acqua fresca, crostatine con frolla di farina di mais macinata a pietra e confettura di petali di rosa.
Una città particolare Carmagnola, dove si fanno tante scoperte. L'Ecomuseo della Canapa narra di una produzione di origine antica attraverso le dimostrazioni pratiche e l'esposizione degli attrezzi. I segni della lavorazione della canapa sono inoltre ancora perfettamente visibili fuori dal museo, nell'architettura del borgo e tra rivi, fossi e maceratoi tutt'intorno.
Ma il peperone ci attrae e la Cascina Fiume è l'ideale per farne incetta. Nei loro vasetti ecco i peperoni al forno, in agrodolce, antipasto e peperonata. Da non lasciare il cavolfiore di Moncalieri in agrodolce.
Carmagnola crocevia della storia. L'abbazia dell'Assunzione di Maria Vergine e di San Michele di Casanova fu fondata dai monaci cistercensi intorno alla metà del XII secolo. La accompagnò un destino inquieto: fu azienda agricola, venne distrutta dai calvinisti, fu incendiata. Ricostruita, fu una delle residenze sabaude.
Peperoni in gloria, per concludere, da Agripiemonte: nature, crema di peperoni, peperoni e tonno, peperoni e acciughe. E poi carne e un'altra gloria locale, il salame di giora: a tagli di mucche di razza piemontese si aggiunge lardo suino (25/30 per cento), sale, pepe, spezie, Nebbiolo e/o Barbera. Non neghiamoci nulla.
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