Se la violenza è di sinistra la Cgil e l'Anpi non insorgono

Se la violenza è di sinistra la Cgil e l'Anpi non insorgono

Ci si aspettava che anche ieri la Cgil e i partigiani (postumi) dell'Anpi si schierassero compatti per un presidio anticomunista davanti alla sede, di evidente architettura littoria, del sindacato in corso di Porta Vittoria. Così come avevano fatto diligenti domenica scorsa per condannare l'irruzione di Forza Nuova a Roma, approfittandone per infilare nel pentolone della resistenza antifascista anche Giorgia Meloni la Lega di Salvini. Un bel minestrone da cucinare a favore di telecamere nel momento più delicato della campagna elettorale, magari inseguendo il vergognoso attacco della Piazza pulita di Formigli al centrodestra, guardacaso proprio alla vigilia dell'apertura delle urne. E, invece, niente. Non c'era nessuno ieri alla Camera del lavoro a condannare il tentato assalto di sabato, respinto solo dalla ferma organizzazione dell'ordine pubblico magistralmente organizzata dal questore Giuseppe Petronzi. Nessuna condanna dei violenti del centro sociale «Telos» di Saronno e degli anarchici e marxisti-leninisti del Corvetto. «Ora e sempre resistenza» c'era scritto sugli striscioni. Ma la grande manifestazione antifascista da mandare nei tiggì di prima serata l'avevano già fatta sabato e domenica e non c'era nessun bisogno di sottolineare che la violenza più grave è quella rossa. I fascisti (immaginari) da appendere al Piazzale Loreto li avevano già trovati e i violenti dei centri sociali sono solo dei ragazzacci, dei semplici «vandali». Nessuna connotazione politica e nessuna condanna.

Nessun allarme per il pericolo del comunismo che ritorna, l'ideologia che nella storia dell'umanità ha fatto più morti e creato più miseria. Per la politicuccia di chi non ha più idee né ideali, meglio nascondersi dietro la caccia al fascista.

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