Michelangelo Bonessa
Il secondo piano del civico 46 di via Salomone è stato liberato. E con quello anche tutti i 477 alloggi che compongono le Case Bianche di questo pezzo di periferia sud di Milano: a quel piano risiedeva infatti Guido Guarnieri, detto Guido «lo zingaro», assurto negli ultimi anni a simbolo del racket delle case popolari. Il boss di etnia rom, classe '55, lo aveva rivendicato in un'intervista video al Giornale: «Io sono pericoloso». E lo sapevano anche gli altri: al punto che davanti alle cantine comuni era comparso il cartello «cantine di Guido lo zingaro» e nessuno si era più azzardato a entrarci senza permesso. Per spiegare il clima in cui vivevano gli abitanti delle Case Bianche, basta ricordare l'anziana signora che viveva al terzo piano del civico 46: dopo minacce e tanti altri soprusi da parte del clan, aveva preferito trasferirsi altrove. Ieri invece è stato Guarnieri a trasferirsi grazie a un'operazione diretta dai carabinieri durante la quale sono stati sgomberati il boss, la moglie 63enne pregiudicata pure lei, una delle figlie «positiva in banca dati» per i militari e il nipote tredicenne.
Guido era diventato famoso grazie a una battaglia condotta dal Giornale proprio contro le occupazioni abusive nelle Case bianche. Lui, per una volta, non aveva a che fare direttamente col caso della «signora Rosa, ma era il simbolo e uno dei più aggressivi protagonisti di una gestione personale delle case popolari: occupava e affittava, sia a membri della famiglia che ad altri, case e cantine come fossero di sua proprietà. Un possesso rivendicato con la violenza e con cartelli come quello affisso sulle porte delle cantine. Una storia di prepotenze iniziata quando dopo uno degli interventi sul campo di via Bonfadini, lui e altri si erano ritrovati senza un tetto: a quel punto si erano riversati nelle Case bianche, accelerandone il degrado.
Il clan è numeroso e ben radicato in Italia, il ceppo rom di cui fa parte Guido è in Italia dal Medioevo e oltre ai Guarnieri ne fanno parte altri cognomi famosi come gli Spada, i Di Rocco o i Casamonica. Tra l'altro un gruppo diviso tra crimine e sport: diversi componenti di questo ceppo sono tra i migliori pugili italiani. Arrivati in Abruzzo nel Medioevo, molti sono ancora residenti da quelle parti: infatti anche a Milano in tanti sperano che Guido torni a Pescara dove ha una casa.
Oggi il boss non comanda più sulle Case bianche, ma è una vittoria della legalità frutto di un lungo percorso. Una rivolta pacifica che ha segnato alcune importanti passaggi come la visita del Papa alle Case Bianche nel 2017. E che poi è proseguita con la collaborazione di tutte le istituzioni, compresa Aler che ha impegnato ingenti risorse per vincere la lotta al degrado. Oggi alcuni protagonisti di questa guerra alla barbarie rappresentata da Guarnieri festeggiano: «Una giornata storica - commentano l'onorevole Federica Zanella e il presidente del Consiglio di Municipio 4 Oscar Strano lo sgombero - Anche questo intervento conferma che il soggetto si era impossessato abusivamente anche di molte cantine, alcune delle quali ospitavano abusivi.
Il percorso avviato è quello giusto: sono partiti i cantieri per la manutenzione straordinaria e finalmente si parla di legalità. Mancano altri civici, ma ci siamo finalmente. Un grazie doveroso alle forze dell'ordine e ad Aler per aver liberato un simbolo dell'illegalità in via Salomone».
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