Il Natale porta in dono anche lo smog. Come ogni anno. Va così più o meno da sempre e allora, dopo quattro giorni consecutivi di superamento dei 50 microgrammi al metro cubo di PM10, da questa mattina scattano le misure temporanee di primo livello per provare a contenere gli inquinanti. Tradotto significa soprattutto che, oltre ai divieti di accendere camini e far fuochi d'artificio, nei Comuni con oltre 30mila abitanti e in quelli che volontariamente si adeguano dalle 8.30 alle 18.30 non possono più circolare le auto diesel fino a euro 4, comprese quelle dotate di filtro antiparticolato. Ci si mette a posto la coscienza e il problema è risolto perché, secondo un pensiero più o meno dominante, se si fermano le auto lo smog cala.
E invece no, come ampiamente dimostrato, lo smog non cala per niente, purtroppo. Perché d'inverno il problema sono sì le auto più «sporche», ma lo sono anche le sfortunate condizioni meteo della Valle Padana e lo sono anche (o forse soprattutto) tutte quelle migliaia di caldaie a gasolio di condomini, appartamenti ma anche di scuole e uffici che da anni il Comune annuncia di voler sostituire e che invece restano accese. Certo, è più facile fermare un'auto o un furgone di chi magari lavora che lasciare al freddo le famiglie nelle case, ci mancherebbe. Ma non è solo questo.
L'ambientalismo più schierato le auto non le può proprio vedere e da sempre porta avanti la sua crociata con tutto ciò che si muove a motore considerandolo il Male assoluto. Sogna una città senz'auto e il sindaco Sala, che un po' per convinzione e un po' per convenienza elettorale, la causa verde da qualche anno l'ha sposata e non perde occasione per far sapere che la «sua» Milano, che per vocazione è una città «veloce», diventerà «lenta». Questo è l'obiettivo di un Piano Clima che punta a dimezzare entro il 2030 la mobilità privata a motore e a cancellarla del tutto entro il 2050.
Una «guerra santa» che mal si sposa con un futuro a pedali che è un'indubbia risorsa per Milano solo se si riuscirà ad integrarlo con le altre forme di mobilità e a patto che il tema si affronti con buonsenso e non con ostinato integralismo.
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