La «Sorpresa» di Brachetti: magie sul palco del Nuovo

L'illusionista torna a stupire a Milano in piena Expo In scena un racconto con proiezioni, poesie e comicità

Apri il «Guinnes dei Primati» e lo trovi lì, sul podio come trasformista più veloce al mondo con i suoi due secondi scarsi per abito. Giri il mondo e non è raro vedere il suo volto senza età (a dispetto dei suoi cinquantuno anni compiuti da poco) in gigantografie sui muri di Broadway, West End e ovunque ci sia un teatro capace di ospitare le sue esplosioni di creatività. Al Museo delle Cere Grevin di Parigi alla voce “Italia” sono immortalati solo cinque personaggi e lui è uno di quelli, con Leonardo Da Vinci, Luciano Pavarotti, Monica Bellucci e Roberto Benigni. Ambasciatore planetario di un'Italia fiabesca, ottimista e zeppa di fantasia, il torinese Arturo Brachetti è quel che si dice l'artista perfetto per calcare un palcoscenico milanese nel cuore dell'estate targata Expo. Oltre ad essere l'uomo giusto per dare forma ipercinetica e colorata a un'Italia che, per una volta, ha voglia di guardasi allo specchio amandosi e gonfiando il petto per le sue qualità. Non è dunque un caso che, dopo il successo del marzo scorso al Teatro Nazionale, l'illusionista superstar torni sulla piazza cittadina, al Teatro Nuovo da oggi al 23 luglio, con il suo ultimo show «Brachetti che sorpresa!». Sebbene Brachetti abbia abituato il suo pubblico a show dove lui e solo lui è l'assoluto fac-totum, lo spettacolo in questione è piuttosto un varietà all'interno di una storia, un racconto scenico con proiezioni video, illusioni, comicità e poesia nel quale spiccano alcuni giovani talenti accuratamente selezionati per stargli accanto: insieme al trasformista ci saranno infatti Luca Bono, ventiduenne enfant prodige dell'illusionismo allievo dello stesso Brachetti, la coppia surrealista Luca&Tino (definiti dal francese Le Figaro i «Laurel & Hardy italiani»), l'illusionista comico Francesco Scimemi e l'attore Kevin Michael Moore, impegnato in un ruolo da aler ego dello stesso Arturo. La storia è quella di un uomo giunto giocoforza all'età adulta, circondato da valigie dalle quali spuntano i mille volti di una vita passata «a inseguire il mito di Peter Pan». «Io lo chiamo spettacolo di autoanalisi, oppure psicodramma di un'ora e mezzo – spiega il fuoriclasse del trasformismo – Per quanto una parte di te ti dica che restare giovani è meglio, la vita ricorda l'ineluttabilità del crescere, i piaceri e i doveri della maturità».

Poi, se col tuo talento e la tua poetica «fuga dal mondo adulto» riesci a diventare Cavaliere delle arti e delle lettere di Francia, premio Molière come migliore attore teatrale nello stesso paese, vincitore del Laurence Olivier Award in Inghilterra, significa che le tue «autoanalisi su palcoscenico» hanno regalato alla gente la voglia di sognare.

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