Il sipario si è alzato. «Finalmente», vien da dire, dopo ventidue anni. Proprio così: quest'anno sotto l'albero i milanesi si ritrovano il Teatro Lirico. Ieri la cerimonia e il primo giorno dell'open day (oggi si replica). Al taglio del nastro tricolore, qualcuno si lascia andare «è un sogno». Quanta emozione. L'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi in prima fila, il sindaco non c'era (insieme al governatore lombardo ha dovuto annullare gli appuntamenti e aspettare l'esito dei tamponi, dopo aver appreso che i vertici Rai incontrati il giorno prima erano risultati «positivi»; sabato la notizia: Sala e Fontana «negativi al coronavirus»). Al Lirico è andata in scena una giornata storica.
«Riaprire un segno di energia, vitalità e speranza, soprattutto in un periodo come questo» è il coro generale. Sacchi: «È un'emozione enorme, soprattutto dopo quasi due anni di questa pandemia che non accenna a terminare definitivamente - afferma - Anni in cui i teatri sono stati al centro del dibattito collettivo perché tra i luoghi di lavoro, di espressione artistica e di vita sociale più penalizzati della filiera sociale di una città. Aprire il Lirico nel dicembre 2021 ha un significato particolare per Milano, per i milanesi per il nostro Paese». La mattinata prosegue, anche con un piccolo «colpo di scena». Durante gli incontri e le visite, ecco arrivare gli echi del terremoto, intorno alle 11,30. «Ma che cosa è, la metropolitana?», le reazioni nel foyer. No, una scossa. «Abbiamo aggiornato la sismica del teatro e ci siamo occupati dell'amianto che c'era», rassicura l'architetto Pasquale Francesco Mariani Orlandi. La paura passa subito tra entusiasmo e curiosità. «Riconsegniamo al pubblico un luogo che ha scritto la storia della cultura milanese e più in generale nazionale - afferma Matteo Forte, ad per l'Italia di Stage Entertainment e direttore generale del Lirico e del Nazionale - Ci piace definirlo il teatro del popolo. L'obiettivo è attrarre il maggior numero di persone possibile con proposte interessanti». E il «popolo» ha risposto bene: ospiti d'onore a parte (la cui presenza era prevista), ha stupito la fila di persone, fin dalle 10, davanti all'ingresso di via Larga: alle 17 gli ingressi arriveranno a oltre 6mila. Tanto affetto per una sala che risveglia memorie e nostalgie. «Venivamo a vedere Giorgio», dice una signora a braccetto con il marito che annuisce; un appassionato cita Carmelo Bene». Di più: «Qui da ragazzo - ricorda il pianista jazz Enrico Intra - ho visto personaggi come Duke Ellington e Count Basie». Fermi tutti, è il momento degli flash. Ecco il sipario che si alza: palcoscenico largo e profondissimo; ampia buca per l'orchestra; mentre si ammira l'ambiente dove il colore rosso domina, un pianoforte fa da «colonna sonora» con brani di Chopin (per tutto il tempo suoneranno gli allievi della Civica scuola «Claudio Abbado» diretta dal musicologo Roberto Favaro, responsabile della programmazione classica e lirica del «Gaber»). Avanti con la cerimonia. Scatti e bollicine. C'è Renato Pozzetto che dice la sua con l'immancabile battuta («il teatro è stato restaurato benissimo. Elegante e prezioso. È pronto per accogliere artisti e pubblico, taac...»); gli attori comici Alex e Franz esprimono la loro contentezza. J-Ax, uno degli artisti coinvolti, anticipa quel che farà. Altri vip avvistati; Monica Gattini Bernabò (direttore generale di Fondazione Milano Scuole Civiche), il direttore del festival di contemporanea «Milano Musica» Cecilia Balestra, il vice-presidente di Radioitalia Marco Pontini e il presidente della Fondazione Giorgio Gaber Paolo Dal Bon. La figlia di Gaber, Dalia Gaberscik, è molto emozionata: «Mio padre iniziò con il teatro grazie a Paolo Grassi. La prima volta che sono venuta qui? Avevo 3 anni forse; papà andava in scena con Mina». Riapertura a parte, adesso c'è da riannodare gli ultimi fili della storia e andare avanti.
«Bisogna riempire», è l'obiettivo primo.
Favaro ha le idee chiare per farsi largo nella selva dei cartelloni meneghini: «Proposte particolari, ad esempio il Requiem di Berlioz eseguito dall'Orchestra Verdi, La Bohème realizzata dalla Civica di musica, una serie di duo per pianoforte a suon di classica e jazz e un evento di improvvisazione di pittorica musicale». Dulcis in fundo: il Lirico «Giorgio Gaber» sarà anche la «casa» della super orchestra Fil.
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