La stilista, il dna del fidanzato e la speranza di una svolta

La donna è stata trovata misteriosamente impiccata E l'esame di oggi potrebbe chiarire gli elementi oscuri

Cristina Bassi

Ci sono due certezze, per ora, nel giallo del parchetto di piazza Napoli, dove all'alba del 31 maggio scorso è stata trovata impiccata Carlotta Benusiglio. La prima: l'autopsia sul corpo della stilista 37enne non ha trovato segni di violenza o altre tracce che possano far pensare a un'ipotesi diversa dal suicidio. La morte sarebbe stata causata da uno «strangolamento suicidario», cioè auto provocato. La seconda: non sono emersi indizi decisivi contro nessuno. Il fidanzato della giovane donna non è indagato, anche se gli hanno affibbiato l'etichetta del «colpevole perfetto». Secondo la famiglia e gli amici di Carlotta, l'uomo, con cui la 37enne aveva una relazione violenta e su cui pesa almeno una denuncia per percosse, era l'unico buco nero nella vita di lei. Che per il resto era quella di una persona appagata, che non avrebbe mai cercato la morte. In Procura però, dove i pm Antonio Cristillo e Alberto Nobili hanno aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio a carico di ignoti, non sono altrettanto convinti.

Restano comunque alcuni punti oscuri. Sia quelli evidenziati dalle indagini della Squadra mobile e dal commissariato di Porta Genova sia quelli nati dopo il lungo interrogatorio del compagno di Carlotta, sentito come persona informata sui fatti. Da una parte, la ragazza è stata trovata impiccata a un ramo con la propria sciarpa, ma i suoi piedi toccavano terra. Inoltre nel suo appartamento, non lontano da piazza Napoli, c'erano il pc e la musica lasciati accesi. Dall'altra, l'uomo ha raccontato di aver trascorso l'ultima serata con la fidanzata. Molto alcol e molte scenate, come spesso accadeva, ma nulla di più. Lui l'avrebbe accompagnata fin sotto casa a piedi per un lungo tragitto perché erano entrambi ubriachi, poi sarebbe rientrato in taxi. «Non so se è davvero andata a casa - ha spiegato agli inquirenti -, perché la mattina dopo mi sono ritrovato le sue chiavi in auto». Dettagli che, insieme al fatto che il tassista chiamato in causa non sarebbe ancora stato trovato, lasciano aperti i dubbi.

Le indagini quindi vanno avanti a tutto campo. Per controllare la versione dell'uomo e per ricostruire le ultime ore di Carlotta, sono stati sentiti diversi testimoni. Al vaglio anche i tabulati telefonici della coppia e le telecamere lungo il percorso di quella tarda sera. Le prime immagini raccolte non avrebbero dato un contributo determinante, ma si cerca ancora. I pm puntano fin dai primi giorni di indagine su altri due importanti verifiche. Gli esami tossicologici e i rilievi genetici sempre sul corpo della vittima. I primi hanno stabilito che la stilista non aveva assunto farmaci o sostanze stupefacenti, oltre all'alcol, che potessero in qualche modo stordirla o accelerarne la morte. I risultati delle analisi genetiche invece non sono stati resi noti. Qui si inserisce la novità delle ultime ore. Proprio oggi il compagno di Carlotta sarà sottoposto all'esame del Dna all'Istituto di medicina legale, come disposto da Cristillo. Perché solo ora? È un nuovo tentativo di non lasciare nulla di intentato oppure si prepara una svolta?

Che su Carlotta ci fossero tracce del ragazzo infatti non sarebbe strano, visto che i due stavano insieme e si erano visti appunto anche poche ore prima del presunto suicidio. Neppure se i residui emergessero sul collo, su altre parti vitali o sulla sciarpa della vittima.

Il prelievo di materiale genetico però potrebbe servire a fare un confronto. Vale a dire a scovare, per esclusione, tracce organiche di altre persone ignote, che a differenza di quelle del compagno non hanno motivi plausibili di trovarsi lì.

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