Gli appassionati d'arte residenti a Milano hanno una grande fortuna: la vicinanza con il canton Ticino che tutti gli anni mette a loro disposizione almeno una grande mostra internazionale. Così, all'indomani delle chiusura della bella personale dello scultore inglese Tony Cragg nella cornice di Villa Ciani, è ancora una volta Lugano a fornire una proposta originale. Merita senz'altro una scampagnata domenicale la mostra intitolata «Una finestra sul mondo», che al Museo Cantonale d'Arte espone circa 200 opere dal Rinascimento ai giorni nostri. Il tema dell'esposizione - a cura di Marco Franciolli, Giovanni Iovane e Sylvie Wuhrmann - è appunto la finestra, elemento caro alla storia dell'arte che nelle diverse epoche ha saputo conferirvi accezioni diverse e affascinanti. Nient'affatto pretestuosa la scelta del fil rouge nell'era dei mostrifici globali, tanto più che, come c'è quasi sempre da attendersi dalle mostre prodotte in terra elvetica, le 200 opere comprendono tanti capolavori tra pittura e fotografia. La suddivisione per nuclei tematici, inoltre, permette effettivamente di percorrere il valore iconografico della finestra che per gli artisti fu di volta in volta associata al concetto di soglia-desiderio oppure, più prosaicamente, a quello di definizione architettonica. Le opere, provenienti dai più importanti musei del mondo, colgono in modo eccelso la visione di 114 artisti, molti dei quali memorabili. Da Dürer a Mondriand, non a caso, è il sottotitolo della mostra, e infatti proprio dalle testimonianze del Rinascimento - quelle di Leon Battista Alberti, Lorenzo di Credi e Pieter de Hooc - si inizia per evidenziare come proprio la finestra sia il punto di partenza per l'organizzazione del paesaggio in base a una precisa prospettiva in grado di misurare esattamente lo spazio. D'altra parte, i curatori della mostra certamente ricorderanno come proprio la raffigurazione di due piccole finestre ai lati dell'abside della cappella degli Scrovegni è la dimostrazione tangibile che Giotto, già alla metà del Trecento, conosceva perfettamente la prospettiva. L'excursus ci conduce all'universo romantico dell'Ottocento, quando gli artisti ritraevano spesso i loro soggetti affacciati a finestre sul mondo esterno come soglia verso un desiderio illusorio. Ma le testimonianze forse più significative comprendono, prima ancora delle avanguardie storiche, le opere di impressionisti e post-impressionisti, i cosiddetti Nabis. Da Monet a Matisse, da Bonnard a Vuillard: ecco che le finestre, con la loro luce irradiante, diventano una costante all'interno di paesaggi domestici, una sorta di spartiaque che crea nuove tensioni compositive mutando i piani dello spazio.
Nel '900, poi, la finestra rimane un elemento chiave sia nella figurazione - basti pensare a celebri quadri di Hopper come «Morning suny» - sia nelle griglie moderniste che con Mondrian e Albers portarono all'astrazione.Lugano- Museo Cantonale d'Arte
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