Roberto Fumagalli, professore alla Bicocca e direttore di Anestesia e Terapia intensiva a Niguarda, qual è oggi la situazione nel vostro ospedale, il più grande di Milano?
«La situazione è questa: attualmente abbiamo 12 posti letto occupati. E negli ultimi giorni sono aumentati. Inizialmente avevamo dato la nostra disponibilità per 8 posti, poi è ci è stato chiesto di aumentare e siamo a 12. Il 70% dei ricoverati sono non vaccinati».
E allargando lo sguardo alla Lombardia cosa emerge? Il dato di ieri parla di un numero invariato di persone ricoverate.
«Le ho fatto l'esempio soggettivo mio degli ultimi giorni. Se passiamo alla Lombardia, ogni giorno abbiamo dei ricoveri in terapia intensiva. Abbiamo appena tenuto la riunione dei primari dei servizi di anestesia e rianimazione degli ospedali lombardi, dove discutiamo i numeri. Questi numeri vanno nella direzione di un aumento, così come quelli dei ricoveri in ospedale. Noi sappiamo che il 10-12% dei ricoverati nei reparti di malattie infettive poi finisce in terapia intensiva».
Il confronto con il 2020 cosa suggerisce?
«Allora nel momento di massima acuzie avevamo oltre 30 posti dedicati ai malati covid, oggi solo 12, ed è un grosso messaggio, dice che qualcosa è successo. Non abbiamo i pazienti di allora né in ospedale né in terapia intensiva. Noi siamo convinti che tutto ciò dipenda dai comportamenti e dalla vaccinazione. Anzi, se la vaccinazione avesse raggiunto livelli più alti, avremmo meno pazienti».
Si nota qualche differenza nella gravità dei ricoverati?
«Apparentemente nei vaccinati sembra essere meno grave, sicuramente la mortalità era a 42, oggi a 34, la gravità della patologia è sovrapponibile».
Chi sono oggi i pazienti?
«Tendenzialmente i vaccinati sono più anziani e con più comorbilità rispetto agli altri. I non vaccinati sono in genere più giovani. La mediana 64-65 anni».
Ha detto poco fa che i non vaccinati sono 7 su 10. Questa è la proporzione?
«Il 70% sono non vaccinati. Naturalmente anche questo numero non la racconta giusta. Visto che la popolazione è molto vaccinata, il denominatore è diverso. Il fatto è che ci sono meno vaccinati e molti non vaccinati fra i ricoveri, in realtà proporzionalmente i non vaccinati sono ancora di più».
Sulla popolazione pediatrica ci sono evidenze importanti?
«I colleghi delle rianimazioni pediatriche della Lombardia non ci segnalano criticità sulla problematiche Covid, ma criticità sulle infezioni da virus sinciziale».
Avete proiezioni o previsioni sulle prossime settimane?
«Le previsioni finora si sono rivelate fallaci. Noi sappiamo che quello che succede intorno a noi si ripercuote su di noi con una latenza di due-tre settimane. Quando vedremo spianare la curva e ridurre ricoveri, allora ci aspettiamo che anche i ricoveri in terapia intensiva diminuiscano».
Delle nuove possibili restrizioni sociali cosa pensa?
«Guardi, io penso che l'elemento fondamentale sia la vaccinazione. Dobbiamo procedere il più velocemente possibile a somministrare la terza dose a una platea più ampia. Lo sforzo deve essere tornare a fare un numero di vaccinazioni pari a quello dei mesi scorsi, altrimenti creeremo degli intervalli di scopertura. Noi abbiamo ricoverato solo una persona con terza dose, e con varie comorbilità. Un bel segnale, un segnale che bisogna intensificare».
Anche coi bambini? I suoi nipotini,
professore, consiglierebbe di vaccinarli?«Sì, io consiglierei di vaccinarli. È l'ultima popolazione che vaccinerei. Prima farei ogni sforzo per vaccinare tutti gli altri, ma è una popolazione che tenderei a vaccinare».
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