C'è un capitolo lombardo, nella letteratura sul toto-ministri. Le trattative sono ancora in corso, l'incarico di formare il governo deve ancora essere assegnato (a Giorgia Meloni) ma i nomi circolano nei retroscena già dal giorno dopo le elezioni.
Certo, non sarà facile confermare il «tasso di lombardi» del governo uscente. L'esecutivo di Mario Draghi contava addirittura nove ministri della Lombardia. Ora, il parziale insuccesso della Lega, e il corrispondente exploit di FdI - tradizionalmente più radicata nel Centro Italia - potrebbero spostare gli equilibri anche dal punto di vista geografico, oltre che politico. Ciò nonostante, sono molti i lombardi che aspirano al governo, o che sono citati nei pronostici degli addetti ai lavori. E resta sul campo la proposta leghista di un ministero dell'Innovazione con sede proprio a Milano.
Per FdI, si parla di un ministero per Daniela Santanchè, la coordinatrice regionale lombarda, in passato già sottosegretaria. Un posto di grande rilievo toccherà a Ignazio La Russa. Il leader storico della destra milanese ha una lunghissima esperienza politica, oggi è vicepresidente del Senato, ed è possibile che questo cursus istituzionale si concluda alla presidenza. Allo stesso incarico ambisce la Lega con Roberto Calderoli, bergamasco, deputato per tre legislature, senatore per 5, già ministro, considerato un grande esperto di meccanismi regolamentari ed elettorali. Un posto importante - Viminale o no - dovrebbe senz'altro averlo il segretario della Lega, Matteo Salvini, milanese «doc», che è stato ministro dell'Interno nel governo giallo-verde (quello formato da Lega e «grillini») e vorrebbe tornare a esserlo con il centrodestra. Anche se non fosse possibile, per lui si parla di un ministero importante, lo Sviluppo o magari le Infrastrutture, in un momento in cui si giocano partite importantissime per la Lombardia, basti pensare a Pedemontana o al Ponte della Becca su Po e Ticino.
Sempre nel Carroccio, si continua a dare come possibile un incarico per Gianmarco Centinaio, che è stato vicesindaco a Pavia, poi ministro dell'Agricoltura con i giallo-verdi e infine sottosegretario. E possibile è la conferma anche per Massimo Garavaglia, ministro uscente al Turismo, che è di Cuggiono, ha iniziato da sindaco a Marcallo con Casone, poi è diventato assessore regionale. Sempre in quota Lega, da rimarcare la considerazione di cui gode il canturino Nicola Molteni, sottosegretario agli Interni nei governi Conte I e Draghi. Infine, proprio negli ultimi giorni si è parlato del ritorno al governo della comasca Alessandra Locatelli, che è stata ministro della Famiglia e della disabilità e ora è assessore regionale. Una seria speranza di tornare a Roma la coltiva anche Alessandro Morelli, l'ex capogruppo milanese che con Draghi è stato viceministro alle Infrastrutture. E, nella ipotesi di un ministero dell'Innovazione con sede a Roma, qualche gossip indica il nome di Stefano Bolognini, ora assessore regionale. Per Forza Italia, restano alte le quotazioni della coordinatrice lombarda Licia Ronzulli, senatrice, già eurodeputata, come quelle del suo vice Alessandro Cattaneo, l'ex sindaco di Pavia, deputato alla seconda legislatura, per cui si parla degli Affari regionali.
Un altro «papabile» milanese è Maurizio Lupi, già assessore comunale, poi ministro, infine leader della formazione centrista «Noi moderati», che reclama una rappresentanza.
Le previsioni danno per certa una quota di tecnici e anche qui non mancherebbero milanesi e lombardi, a partire da Vittorio Grilli, milanese e bocconiano (già ministro con Mario Monti) che alcuni vedono in un ministero economico.
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