Troppi sprechi nel sociale «Meglio i ticket dei soldi»

La notizia è di poche settimane fa e vide protagonista il sindaco di un Comune del Mantovano, Virgilio, tuonare contro gli abusi dei sussidi pubblici agli indigenti: «Ho constatato di persona che troppi assistiti sperperano gli aiuti nella droga del nuovo millennio: le slot machine». Una piaga purulenta che affligge soprattutto le grandi città, come Milano, che oggi versa 204 milioni di euro all'anno per le politiche sociali di cui 91.8 agli anziani, 42.8 ai minori e le famiglie, 42.1 alle persone con disabilità, 23.6 agli adulti in difficoltà (inclusione sociale e immigrazione), più 3.7 alla direzione centrale politiche sociali.
Aiuti sacrosanti, sia ben chiaro, ma sul cui corretto utilizzo di fatto non esistono controlli. E, come ben sanno gli assistenti sociali e le associazioni di volontariato, troppe volte il gioco d'azzardo, l'alcol o altri vizi drenano queste preziose risorse. «Altri Paesi europei come Francia, Inghilterra e Belgio hanno da decenni risolto questo problema» dice Giovanni Scansani che, con Emanuele Cipriani, guida Welfare Company, prima società, tutta italiana, dedicata ai servizi di supporto al Welfare con sede a Milano. «Esiste infatti un solo metodo per ottimizzare il sostegno alle fasce deboli evitando sprechi: sostituire il denaro con un sistema di voucher finalizzati alle reali esigenze della persona e della famiglia: generi alimentari, farmaci, prodotti per l'infanzia, servizi assistenziali. Il problema è che ancora oggi più del 90 per cento degli enti locali italiani, compresa Milano, trova più semplice elargire denaro pubblico senza sapere esattamente dove va a finire».
Welfare Company, società controllata da Qui!Group Spa, si è fatta in questi anni pioniera di una larga campagna con le pubbliche amministrazioni di tutta Italia, introducendo in numerosi Comuni l'adozione di titoli sociali in sostituzione dei sussidi economici erogati in denaro. A tutt'oggi perà in Italia soltanto una minoranza di cittadini usufruisce di voucher sociali a fronte di un fenomeno, quello della povertà, che ormai riguarda oltre il 15 per cento della popolazione. Anche il Comune di Milano, nonostante le proposte di collaborazione, continua a ritenere più comodo versare cash milioni di euro di contributi per il sostegno delle fasce povere o a basso reddito e ciò nonostante la totale assenza di tracciabilità di questi esborsi e l'incertezza che regna sovrana sulla loro corretta finalizzazione sociale. Un grave errore perché i titoli sociali, come da anni dimostrano le politiche dei Paesi europei, rappresentano lo strumento più idoneo per la piena applicabilità e tracciabilità dei contributi, oltre a garantire il contenimento della spesa pubblica perché in grado di finalizzare con esattezza i sussidi ai cittadini. Il fenomeno delle sale giochi con le slot machine, moltiplicatesi non soltanto a Milano e ricettacolo di emarginazione sociale, è solo uno dei mille rivoli dove troppo spesso viene sperperato il denaro che dovrebbe servire alla sussistenza dei beneficiari delle politiche sociali locali. «Questo problema viene invece reciso alla radice dal sistema dei voucher che può contare in Italia su una rete di 200mila punti di servizio accreditati che garantiscono anche un netto risparmio sulla spesa reale.

E tutto questo a costo zero per le amministrazioni» dicono i vertici della Welfare Company che in questi anni ha realizzato, per oltre duecento Comuni, progetti e interventi che spaziano dal sostegno al reddito, alla promozione delle politiche per l'infanzia, dai servizi alla persona e di conciliazione famiglia-lavoro all'incentivazione allo sport per i minori delle famiglie a basso reddito, sino alla gestione cloud di servizi domiciliari con voucher dematerializzati.

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