Un'icona non solo dell'arte. Il "Quarto Stato" ora è a casa

L'opera di Pellizza da Volpedo riportata alla Gam. Il museo: "È una collocazione che lo valorizzerà"

Un'icona non solo dell'arte. Il "Quarto Stato" ora è a casa

L'altro giorno, quando hanno visto il quadro sospeso in aria - durante il trasporto nella sala che ora lo ospita - in diversi al museo si sono emozionati; qualcuno persino commosso. Del resto il soggetto è forte, «la protesta di un gruppo di lavoratori, la cui marcia verso un futuro luminoso rivendica la forza coesiva e la dignità del lavoro da cui deve partire il riscatto del popolo», viene spiegato. Una vera e propria icona. Nome e cognome dell'autore chiariscono tutto, Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907) dapprima divisionista poi esponente della corrente sociale. Con un innegabile apogeo: il celeberrimo «Quarto Stato», di cui si parla. L'opera da oggi si può ammirare nel percorso delle collezioni permanenti, al primo piano della Galleria d'Arte Moderna (Gam). Già, proprio così.

Suggestiva l'anteprima, ieri, tra curiosità, domande e storie da raccontare. In prima fila l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, il neo-direttore del polo museale dell'Otto-Novecento e contemporaneo Gianfranco Maraniello, e Umberto Ambrosoli, presidente di Fondazione Bpm e di Banca Aletti. «Siamo felici che questa opera sia tornata a casa - esordisce l'assessore Sacchi - Un nuovo allestimento che ne valorizza la qualità pittorica e la forza dirompente, e con una vicinanza da parte del visitatore che consente un rapporto diretto con il capolavoro». La nuova collocazione, infatti, è stata progettata per rendere il quadro visibile nelle migliori condizioni, sia da una distanza che ne restituisce l'imponente impostazione formale, che da una posizione più ravvicinata. Si dirà, ma il dipinto prima di essere riportato a Milano, dove è stato? La riposta è presto detta, in estrema sintesi. Anche se, sull'argomento «trasferte» ci si potrebbe scrivere un piccolo saggio. O quasi.

«Presentato al pubblico alla Quadriennale di Torino del 1902 - si narra - il quadro rimase invenduto, ma divenne in breve un simbolo celeberrimo e riprodotto. Nel 1920, nel clima incandescente del Biennio Rosso, raggiunse Milano in occasione di una mostra monografica alla Galleria Pesaro. Il clamore suscitato fu tale da promuovere una sottoscrizione per assicurare la tela alla città, trovando collocazione nella sala della Balla del Castello Sforzesco per poi passare alla Galleria d'arte moderna, nell'attuale sede della Villa Reale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il dipinto fu trasferito a Palazzo Marino». E avanti così, fino a Palazzo Vecchio a Firenze, per una mostra terminata il giugno scorso. La storia continua, con l'ultima operazione-trasloco (costo 30mila euro circa). Che è stata resa possibile grazie al sostegno di Banco BPM.

«A poche settimane dall'evento che ci ha visto inaugurare una proficua collaborazione con il Comune tramite la concessione della Maternità di Previati per i prossimi tre anni, siamo orgogliosi di proseguire con il sostegno al nuovo allestimento espositivo - dichiara il presidente Ambrosoli - Entrambe opere cardine del Divisionismo, il Quarto Stato si pone nel solco della Maternità del Previati per superarlo e aprire la strada al 900, a un nuovo modo di intendere l'espressione artistica e inaugurare così una nuova epoca. Banco BPM riserva da sempre una particolare attenzione alla promozione del patrimonio culturale».

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