A caval donato non si guarda in bocca, diceva un vecchio proverbio. Ma lo scontato adagio sembra non valere affatto in un Paese tradizionalmente ostaggio della burocrazia e dei sindacati. Ovviamente la cultura non fa eccezione e neppure Milano, che nel Belpaese è la capitale dei benefattori e dei volontari. Purtroppo, infatti, il buon cuore non sempre basta a garantire un servizio adeguato agli standard europei nei (non molti) siti artistici pubblici della città, difficilissimi da visitare dai turisti ma ancor più dai cittadini che abbiano normali occupazioni quotidiane. Per averne un'idea, basta entrare nei siti internet «Musei e mostre» del Comune di Milano e, tra le scarne descrizioni sulle collezioni (tutt'altro che di second'ordine), dare un'occhiata agli orari di apertura. La maggioranza dei luoghi artistici civici - come i musei del Castello Sforzesco, la Galleria d'Arte Moderna in via Palestro o il Museo Archeologico - chiudono i battenti alle 17.30, ovvero le biglietterie non accettano più visite a partire dalle 17. L'apertura, si dirà, è alla mattina alle nove, ma è evidente che per cittadini che normalmente lavorano o studiano gli orari di visita sono quasi proibitivi. Anche perchè, caso ancor più paradossale, alcune di queste sedi sospendono l'apartura nell'ora della pausa pranzo, caso probabilmente unico in Europa. Così è alla Galleria d'Arte Moderna che sospende l'apertura alle 13 per poi riaprire alle 14, e così è per i musei del Castello Sforzesco dove i visitatori vengono fatti gentilmente smammare alle 12: le sale riaprono soltanto alle 14 per poi serrare definitivamente tre ore dopo. Orari capestro che, oltre a far impallidire gli stranieri, impediscono di fatto le visite a tutti quei milanesi che, impossibilitati a fine giornata, potrebbero almeno godersi le collezioni cittadine del centro storico proprio durante... la pausa pranzo. Macchè.
A domanda, le istituzioni puntualmente rispondono che tutto ciò dipende dalla scarsità del personale di custodia. Eccoci allora al capitolo volontari, perchè proprio loro - dal Touring al Fai - potrebbero sensibilmente contribuire a compensare le turnazioni del personale. Così come accade, tanto per fare un esempio, al Museo Diocesano che nei mesi estivi cambia l'orario spostandolo dalle 18 alle 24 offrendo ai milanesi interessati gradevolissime serate culturali.
«La cosa è tecnicamente fattibile» confermano i vertici del Touring che attualmente «dona» a Milano 486 volontari e 33.860 ore di lavoro. «Siamo disponibili ad ulteriori sforzi ma soltanto in virtù di accordi a lungo termine», come per altro già avviene nelle sale della Collezione Grassi alla stessa Galleria d'Arte Moderna che altrimenti sarebbero miseramente chiuse.
E allora? La direzione del settore cultura del Comune di Milano in più occasioni ha fatto capire che ampliare la collaborazione con i volontari sarebbe impossibile per l'ostracismo dei sindacati. «Succederebbe un putiferio». Che dire? Parafrasando Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male...
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