
La copertura del vaccino anticovid è alta anche dopo 6 mesi dalla somministrazione: a dimostrarlo lo studio clinico Renaissance, realizzato dall'Ospedale Niguarda in collaborazione con l'Università degli Studi. L'analisi del siero di 2.179 operatori dell'Ospedale Niguarda che hanno partecipato al primo studio avviato in Italia e uno tra i più ampi europei in termini di casistica, che ha monitorato la copertura a lungo termine con prelievi a 3, 6 e 12 mesi, evidenzia una risposta anticorpale efficace nel 99 per cento dei vaccinati. «Con le prime due analisi, cioè dopo 14 giorni e 3 mesi dalla vaccinazione (per tutti pfizer/bionTech) avevamo osservato una risposta anticorpale in circa il 99 per cento dei vaccinati» osserva Francesco Scaglione, Direttore del laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda. Ora gli studi sierologici a distanza di 6 mesi confermano che nella stessa percentuale di vaccinati, cioè il 99 per cento, vi è una buona presenza di anticorpi in circolo. Nell'1 per cento dei casi che non mostrano una risposta rilevabile vi sono anche soggetti con condizione clinica di immunodepressione. L'analisi sierologica ricerca gli anticorpi IgG diretti contro il recettore RBD della proteina Spike, ovvero quella classe di anticorpi «neutralizzanti» che impediscono al virus di entrare nelle nostre cellule. La loro misurazione consente di valutare la nostra reale protezione verso un eventuale contatto con il virus.
In questi 6 mesi il titolo anticorpale medio è naturalmente sceso. In particolare la curva di riduzione è stata più netta e veloce nei primi 3 mesi (tra i 14 giorni e i 3 mesi il calo è stato di circa il 70 per cento) e più lenta e graduale nel periodo successivo (circa il 45 per cento). A 6 mesi dfalla somministrazione l'86 per cento del campione studiato possiede un titolo inferiore a 1.000 BAU (Binding Antibody Unity, unità di misura stabilita dall'OMS come standard internazionale), il 6 per cento un titolo tra 1.000 e 1.500 BAU, un 3 per cento tra 1.500 e 2.000 BAU e un 4 per cento un titolo superiore a 2.000 BAU. L'1 per cento invece non ha una risposta anticorpale rilevabile.
«È importante sottolineare che il 4 per cento della nostra popolazione ha ancora titoli altissimi, superiori a 2000 BAU - evidenza Scaglione -: il 51 per cento aveva una storia di Covid-19 prima della vaccinazione, mentre il 45 per cento non è mai entrato in contatto con il virus».
C'è un altro dato da tenere presente e riguarda il numero di persone che si sono infettate dopo la vaccinazione. «I dati sulle infezioni sono estremamente confortanti - continua il ricercatore - soltanto 10 operatori sanitari, infatti, hanno contratto l'infezione e, soprattutto, 9 su 10 in maniera asintomatica o paucisintomatica e solo uno in maniera sintomatica. Si trattava di uno dei soggetti fragili che non aveva inizialmente risposto alla vaccinazione».
lLaltro aspetto rilevante per comprendere a fondo l'efficacia dei vaccini è che anche in presenza di un numero relativo basso di IgG, una volta a contatto con
il virus, sembra che si attivi una risposta efficace e rapida grazie ai linfociti T, le cellule «sentinella» che permettono di produrre una protezione duratura contro il Covid grazie alla cosiddetta «memoria immunitaria».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.