Al voto per le Province. Laboratorio Bergamo, a Pavia sfida nella Lega

Oggi e domani consiglieri comunali alle urne. Milano, Sala confermato e Verdi contro il Pd. Intese trasversali e scontri nelle altre piazze

Al voto per le Province. Laboratorio Bergamo, a Pavia sfida nella Lega

Si vota fra oggi e domani per le Province, e dopo la riforma l'elezione è di secondo grado. Saranno i consiglieri comunali quindi a scegliere presidenti e Consigli, e con voto ponderato per fascia demografica: peserà di più quello degli eletti nei centri più popolosi.

Il meccanismo è complesso, i cittadini non sono direttamente coinvolti eppure Province e Città metropolitane hanno un ruolo e lo avranno anche in futuro. Conservano competenze e restano postazioni politiche ambìte e contese. Lo si capisce dalle operazioni in corso: a volte intese trasversali come a Bergamo, dove sta nascendo una maggioranza un po' «alla Draghi», altrove scontri interni ai singoli partiti, come la Lega di Pavia.
Nella Città metropolitana di Milano, che vota domani, poco pathos sulla figura del presidente: di diritto tocca al sindaco del capoluogo Beppe Sala. E tuttavia la sorpresa c'è stata sulle liste, perché non era prevista quella «ecologista solidale civica» del verde milanese Carlo Monguzzi, che ieri si è espresso per Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano. L'incognita ora è il risultato della lista animata dal Pd, «Milano Città metropolitana». Se i Verdi «portassero via» tre seggi, per la prima volta il Pd da solo non avrebbe la maggioranza, visto che il centrodestra conta di eleggere 10 consiglieri con le due liste di Lega e Fdi - che hanno nome e simbolo politico - e con la lista «Insieme per la Città metropolitana» in cui corrono i civici (molti dei quali voteranno Paolo Gobbi) e gli esponenti di Forza Italia, oltre a «Noi con l'Italia» (con Giorgio Verderio). Non si ricandida dopo 7 anni il decano degli azzurri - per quanto giovane - il sindaco di Pessano con Bornago Alberto Villa: «Mi fermo - spiega - per dedicarmi all'incarico in Anci. Ci sono ottimi candidati, abbiamo un giovane amministratore molto capace che ha stravinto nel suo Comune, Marco Segala, sarà eletto e lo merita ampiamente. Un partito che guarda avanti deve puntare su giovani amministratori capaci e vincenti».

In molte altre Province la partita è una classica centrodestra-centrosinistra. Anche a Brescia, dove si vota solo il Consiglio e il centrodestra potrebbe strappare la maggioranza al presidente, Samuele Alghisi che a questo punto resterebbe in carica ma privo del sostegno consiliare. E proprio per evitare esiti del genere che a Bergamo Pd e Lega hanno stretto un accordo trasversale istituzionale. Le liste sono quattro, senza simboli partitici, e il candidato presidente è uno, il dem Pasquale Gandolfi. «L'accordo è istituzionale e nasce dai due partiti maggiori - spiega la coordinatrice azzurra Alessandra Gallone - noi lo abbiamo accettato considerata anche la particolarità del momento, è necessario che la Provincia sia coesa e che tutti remino nella stessa direzione. C'è da lavorare su transizione e Pnrr, dobbiamo evitare sprechi e fare debito buono, quindi investimenti, serve un clima fattivo e unitario, in cui speriamo che siano valorizzate le competenze».

Caso molto diverso a Pavia. Due i candidati, entrambi della Lega. Gli eletti del Carroccio, e non solo, sono divisi fra il candidato del partito Giovanni Palli (che sta dando un'ottima prova da sindaco di Varzi) e il primo cittadino di Marzano Angelo Bargigia, con l'ala «ribelle» sostenuta dall'eurodeputato Angelo Ciocca. Lo scontro interno nelle ore scorse ha rischiato di far traballare anche la giunta del capoluogo, impegnata nella delicata discussione del bilancio. Con i gruppi consiliari di Pavia divisi, e con 2.141 aventi diritto al voto, la Lega conta sul voto pesante dei «grandi elettori» di Voghera e Vigevano.

Qualcuno a dire il vero teme una trappola: l'appoggio del Pd a Bargigia, ma apparirebbe paradossale un'intesa fra i dem e l'area di Ciocca. La Lega ha già cancellato i candidati «ribelli». E il day after, nel partito, potrebbe portare un'ulteriore resa dei conti.

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