Una «due giorni» dedicata alla memoria di Antonino Votto, con Premio nazionale delle arti-sezione direzione d'orchestra. Ma chi era costui? Risposta: per ricordare e comprendere la statura del personaggio basta rilanciare i saluti al Conservatorio di Milano, in vista dell'evento, inviati nientemeno che da Riccardo Muti: «Il maestro è stato un grande direttore, un grande pianista, un grande musicista». E ancora: «Come insegnante ha trasmesso la rigorosa lezione di Toscanini: bando ai sentimentalismi esteriori e rispetto del testo musicale». Non basta.
In possesso di una tecnica direttoriale eccezionale - spiega Re Riccardo nella missiva - dominava i complessi artistici con una padronanza, «un controllo e una serenità stupefacenti». Già, proprio così. Votto di origini piacentine (1896-1985), a lungo braccio destro di Toscanini stesso; le sue interpretazioni, assicurano gli esperti, «un esempio illuminante per le generazioni future», conclude Muti. Tanto basta per organizzare una serie di appuntamenti che vanno dal convegno vero e proprio, stamattina dalle ore 10 fino al pomeriggio, e ancora domani, e le note concorso a lui dedicato. Approfondimenti sui lavori.
Come e perché è nato il progetto dell'evento lo ha spiegato ulteriormente il direttore del «Verdi», Cristina Frosini. L'idea è stata quella di creare attenzione intorno al Premio non semplicemente intitolandogli la sezione «Direzione d'Orchestra», ma strutturando una giornata intorno alla figura del personaggio, alla relazione con Toscanini, al ruolo di formatore di giovani direttori (vedi Riccardo Muti, Claudio Abbado, Maurizio Pollini e Guido Cantelli, ndr).
Il maestro era il prediletto di molti, a partire dai più celebri interpreti della lirica internazionale; raccolse, insieme a De Sabata, Serafin e pochi altri, l'eredità di Toscanini, dopo che, nella prima metà degli anni Trenta, lasciò l'Italia per emigrare negli Stati Uniti. Come Toscanini ha sempre diretto a memoria, senza bisogno di partitura. Votto riposa al Cimitero Maggiore di Milano.
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