Una città amatissima. E anche molto odiata, per tutto quello che potrebbe offrire ai suoi «figli», maltrattati e spesso ingiustamente puniti da una quotidianità talvolta feroce. Il ritratto di Milano delineato nell'opera di esordio di Roberto Zadik «Milanconie 2.0» (Kindle edition, disponibile su Amazon.com e Amazon.it al prezzo di 13 $ o 9.90 euro) si snoda su sette racconti che, sulla scorta di reali fatti di cronaca, attraversano con ironia e sguardo lucido quella che viene ancora erroneamente da molti creduta la città «da bere». Ogni storia porta il nome del protagonista ed è rigorosamente ambientata sotto la Madonnina, a parte «Il tramonto dell'alba», un vicenda che racconta un'amicizia nata durante un rave party a Cinisello Balsamo.
Trentasei anni, una laurea in giurisprudenza, giornalista pubblicista, Zadik - grande amante della musica di Lou Reed, dei film di Stanley Kubrik, ma anche della letteratura di Edgar Allan Poe e di Raymond Carver - ha iniziato a scrivere quest'opera sette anni fa e ci ha pensato parecchio prima di darla alle stampe. «Tranne per il racconto di Saul, dove si parla di uno scrittore ebreo (come me), della sua identità religiosa e delle difficoltà di affermazione professionale nella società contemporanea, non si tratta di un'opera autobiografica - ci spiega l'autore -. Anche se sono mie le sensazioni, lo spirito d'avventura, l'ironia, l'amore per la musica e soprattutto gli approfondimenti emotivi. Ci tenevo a raccontare la Milano della crisi, molto lontana dallo stereotipo di città del fare, un luogo dove si vivono anche molta solitudine, sofferenza e disagio sociale».
Nei racconti, infatti, traspare una città dei vinti e non dei vincenti.
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