Milosevic, è ancora giallo sui farmaci Funerali a Belgrado ma non di Stato

Due le ipotesi: ha preso le medicine sbagliate oppure ha smesso di assumere quelle contro l’ipertensione. Tardano ancora i risultati dell’esame tossicologico

Marcello Foa

Un farmaco sbagliato, tanti sospetti e un Paese, la Serbia, sull’orlo di una crisi politica. A tre giorni dalla morte, il mistero Milosevic continua.
Innanzitutto: le cause del decesso. Ieri si aspettavano i risultati degli esami tossicologici necessari per scoprire se l’infarto al miocardio che ha ucciso l’ex presidente serbo sia stato provocato da un medicinale o se, semplicemente, da cause naturali. Quei risultati non sono arrivati. E la giornata è stata caratterizzata da molte illazioni e nessuna certezza.
Uno degli specialisti che lo aveva in cura, il medico olandese Doland Uges, conferma le denunce che lo stesso Milosevic aveva formulato nella lettera inviata al governo russo il giorno prima del suo trapasso: dagli esami del sangue svolti due settimane fa erano emerse tracce di Rifampicina, un antibiotico usato per curare la lebbra e la tubercolosi. «Qualcuno cerca di avvelenarmi - aveva scritto -. Vogliono zittirmi per sempre». Ma il dott. Uges non crede alla tesi dell’omicidio e propende per un’ultima, tragica messinscena del «boia dei Balcani», che avrebbe assunto di proposito quel farmaco per dimostrare l’inadeguatezza delle cure ricevute in carcere e ottenere il trasferimento a Mosca. Di certo negli ultimi tempi i medici dell’Aia non riuscivano a spiegarsi per quale ragione la pressione di Slobodan non diminuisse, nonostante i potenti farmaci contro l’ipertensione che gli erano stati prescritti. Uges oggi pensa di sapere perché: era la Rifampicina a inibire gli effetti sulle pillole per cuore.
Ma è davvero così? «Quell’antibiotico non è in grado di neutralizzare i medicinali contro l’ipertensione», dissente l’italiano Alessandro Boccanelli, past president dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, secondo cui è più verosimile un’altra ipotesi: a provocare l’infarto non sarebbe stato un medicinale improprio, ma la mancata assunzione di quelli adeguati. D’altronde già domenica alcuni testimoni avevano dichiarato che le autorità sospettavano che Milosevic facesse finta di prendere le pillole, nascondendole in bocca per poi sputarle non appena solo in cella. E da Mosca il professore russo Leo Bokeria rilancia: «È morto perché inon era ben curato. Perché non gli hanno fatto una coronarografia? Perché non hanno pensato di mettergli dei by-pass? Se si fosse proceduto in questo modo sarebbe ancora vivo».
Misteri. Uno su tutti: chi portava a Milosevic le pillole di Rifampicina? Com’è possibile che in un carcere di massima di sicurezza i controlli fossero così facilmente aggirati?
E sospetti, come quelli formulati dal governo russo che dubita della correttezza dell’autopsia, nonostante sia stata effettuata da medici olandesi alla presenza di patologi serbi, e che ha deciso deciso di inviare nei Paesi Bassi un team di specialisti per valutare i referti ufficiali.
Di certo la salma di Milosevic non è più sotto il controllo delle autorità, che ieri l’hanno messa a disposizione dei familiari. Solo nella notte era previsto l’arrivo all’Aia del figlio Marko, a cui il governo olandese ha concesso un visto di tre giorni. Da qui accompagnerà il feretro del padre per l’ultimo viaggio. Destinazione: Belgrado o almeno così pare, perché in Serbia infuria la polemica. Gli ex comunisti del Partito socialista serbo minacciano: «I funerali devono svolgersi nella capitale, altrimenti faremo cadere il governo Kostunica». Marko rilancia: «O danno garanzie a mia madre o seppelliremo mio padre a Mosca». Ma sull’ex first lady che da tre anni vive in esilio in Russia, pende un mandato di cattura; anche lui, peraltro, è ricercato e rischia l’arresto. Solo la figlia Marja non ha problemi con la giustizia e continua a vivere in Serbia. La famiglia pretende la concessione di due salvacondotti, ma la decisione spetta alla Procura che ieri dapprima ha detto no, poi si è ricreduta, rimandando a oggi la risposta definitiva, che verosimilmente sarà positiva: i due mandati di cattura saranno sospesi per qualche ora, in cambio di una cauzione.
Milosevic, dunque, riposerà in Serbia. Già, ma dove? Il sindaco della capitale, Nenad Bogdanovic, non autorizzerà la sepoltura nel cosiddetto «Viale dei Grandi», il settore del Cimitero monumentale di Belgrado dove riposano le salme delle personalità illustri. Il presidente Boris Tadic assicura che i funerali si svolgeranno in forma «assolutamente privata» e preme perché avvengano nella cittadina natale, la piccola e periferica Pozarevac. Il Consiglio supremo di Difesa esclude picchetti d’onore o la presenza di una rappresentanza ufficiale. E mentre la figlia propone il Montenegro, dove si trova la tomba di famiglia, i socialisti, spalleggiati dai radicali insistono nel chiedere esequie di Stato.

A Belgrado, naturalmente, dove ieri sono stati segnalati, per la prima volta, «altarini» con candele, fiori e ritratti di Slobodan, il boia dei Balcani.
Anche il Tribunale dell’Aia si appresta a chiudere il capitolo Milosevic: l’udienza prevista per stamane alle 10 è stata confermata. L’ultimo atto formale del «processo del secolo».

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